La festa patronale è retribuita al lavoratore? In che modo figura in busta paga? Di seguito tutti i chiarimenti ai dubbi più comuni.
In Italia sono molto sentiti i festeggiamenti in onore dei Santi Patroni, diversificati nelle varie città. Tali festività, però, hanno degli effetti sulla paga dei lavoratori? Rientrano tra le ferie?
Numerosi lavoratori si domandano se le feste patronali celebrate nelle città dove si trova il luogo di lavoro siano retribuite ed, eventualmente, che impatto abbiano sulla busta paga. Ecco un approfondimento sulle domande più frequenti.
Festa patronale: è specificata nella busta paga?
San Pietro e Paolo a Roma, Sant’Ambrogio a Milano, San Nicola a Bari: si tratta dei Patroni più conosciuti e celebrati in Italia. In tutte le città ed i paesi, infatti, si svolgono i festeggiamenti in onore dei Santi Patroni. Uno dei dubbi più diffusi tra i lavoratori è proprio se le assenze relative alle celebrazioni dei Patroni siano retribuite, al pari delle feste nazionali. Dunque, quali effetti hanno questi avvenimenti sulla busta paga?
È bene specificare, innanzitutto, che le feste patronali sono retribuite al pari delle altre festività, in base alla circostanza che ricorrano in un giorno lavorativo o di sabato e domenica. Nel primo caso, si parla di festività godute, mentre nel secondo di festività non godute. Questa seconda ipotesi si ha, dunque, quando il giorno festivo capita di domenica o nel giorno di riposo del lavoratore (come il sabato, nel caso di settimana lavorativa corta). Le festività non godute vengono retribuite in busta paga, allo stesso modo di quelle godute.
Cosa accade, invece, se il luogo di lavoro si trova in una località diversa rispetto a quella in cui vive il lavoratore? La festa patronale è lo stesso retribuita?
In che modo è retribuita la festa patronale
La legge assimila del tutto le feste patronali alle altre festività rosse previste dal calendario; questo vuol dire che sono retribuite alla stregua di un’ordinaria giornata lavorativa. Per quanto riguarda l’importo, invece, esso è stabilito dal CCNL della singola categoria di riferimento.
Nel caso in cui durante la giornata di festeggiamenti del Santo Patrono il lavoratore è assente per malattia, maternità o ferie, ha, in ogni caso, diritto alla retribuzione in busta paga. Se, invece, il dipendente (per propria scelta o per motivi aziendali) lavora nel giorno dedicato al Patrono, potrà beneficiare di un importo aggiuntivo per il lavoro festivo (come stabilito dalla legge per i giorni di Pasqua o Natale).
La somma spettante a titolo di maggiorazione è quella prevista dal CCNL di appartenenza; ad esempio, per i dipendenti del comparto turistico, l’importo giornaliero è incrementato del 20%.
Se il dipendente abita in un luogo diverso da quello in cui lavora, cosa succede?
Molto spesso i lavoratori abitano in località differenti rispetto a quelle in cui si trova il luogo di lavoro. In quest’ipotesi, per la retribuzione della festa patronale, bisogna considerare il Comune in cui l’azienda ha sede e non quello di domicilio o residenza del dipendente.
Questo significa, ad esempio, che se un lavoratore vive a Milano ma lavora per un’azienda che ha la propria sede a Roma, percepirà la retribuzione relativa al giorno del Santo Patrono di Roma ma non quella di Milano. Se, infine, l’azienda ha diverse filiali sparse per l’Italia, bisogna valutare la sede abituale del lavoratore, cioè quella in cui presta servizio tutti i giorni o per la maggior parte del tempo.
Le regole per i dipendenti del settore Scuola
Per gli insegnati e il personale non docente, invece, il CCNL Scuola stabilisce 4 giornate di riposo, ai sensi della legge 937/1977. È considerato giorno festivo quello in cui si celebra il Santo Patrono del luogo in cui si lavora, a patto che ricorra in un giorno lavorativo.
Anche per il personale scolastico la festa patronale è retribuita in busta paga come una qualunque giornata lavorativa, senza diminuzioni o ritenute.