Il caso di Poste Italiane e la banconota falsa finito in Tribunale, ecco cosa è successo e sa dell’incredibile.
Tutto ha inizio nel 2019 in un ufficio postale della Toscana, precisamente in Versilia. Una dipendente a fine giornata non si sarebbe accorta che di una banconota falsa versata da qualche cliente quello stesso giorno. Di conseguenza l’ufficio postale avrebbe trattenuto dallo stipendio della lavoratrice la somma di 50 euro.
La vicenda è arrivata in Tribunale e la sentenza dà però ragione alla dipendente. Ecco i dettagli.
Poste Italiane: banconota falsa e trattenuta dalla busta paga di una dipendente
Una banconota di 50 euro era falsa e poiché la dipendente non se ne era accorta, la Direzione ha deciso di trattenere la somma dalla sua busta paga. Per tutta risposta la dipendente ha impugnato il provvedimento e si è rivolta al Tribunale, dove ha raccontato la sua vicenda.
La dipendente non si sarebbe accorta che tra i contanti ricevuti era presente una banconota di 50 euro falsa. Lo aveva reso noto la perizia della Banca d’Italia. Per questo la Direzione dell’ufficio postale la convoca per firmare un accordo in cui si chiedeva la restituzione della somma dovuta. In seguito, la direzione avrebbe anche trattenuto 50 euro dalla busta paga a titolo di “responsabilità patrimoniale mercato privato”.
La dipendente ritiene però che tale trattenuta sia illegittima e si rivolge al Tribunale di Lucca con le seguenti motivazioni:
- l’ufficio postale non era provvisto di apparecchiature che avrebbero rilevato le banconote false, nonostante fosse stato ripetutamente richiesto dalle organizzazioni sindacali;
- la banconota falsa era talmente perfetta che le differenze non potevano essere notate a occhio nudo. Infatti, l’accertamento era stato fatto dalla Banca d’Italia;
- l’affluenza di quel periodo e i tempi tecnici del lavora non lasciavano molto spazio a valutazioni e controlli più approfonditi;
- non era certa che la banconota falsa fosse arrivata a lei dai versamenti dei clienti, poiché riceveva anche le sovvenzioni dal direttore in ufficio.
Sentenza del Tribunale
Per tutte queste argomentazioni il giudice del Tribunale di Lucca, Antonella De Luca, ha dato ragione alla dipendente. Infatti, nella sentenza si legge: “Il ricorso è fondato e, pertanto, deve essere accolto. Come emerso dagli atti prodotti, entrambe le parti riconoscono che la ricorrente, nello svolgimento delle proprie mansioni di operatore di sportello, non era dotata di alcun strumento atto alla rilevazione di banconote false”.
Infatti, secondo il contratto, il datore di lavoro deve fornire ai lavoratori gli strumenti per svolgere nel modo migliore il proprio lavoro. Quindi, per il giudice il comportamento di Poste Italiane è qualificato come “inadempimento contrattuale”.
Inoltre, conclude il giudice “il comportamento del datore di lavoro e la condotta della società, quale società operante nel settore del credito, appare del tutto inadeguata se si pensa che ormai pressoché tutte le attività commerciali, anche i più piccoli esercizi (bar, ristoranti), si sono dotati di tale strumentazione allo scopo di arginare condotte fraudolenti”.
Di conseguenza, il giudice chiede che Poste Italiane restituisca alla propria dipendente l’intera somma perché trattenuta illegittimamente.