Banane trattate con radiazioni ionizzanti per mantenerle verdi durante l’esportazione, la notizia spaventa i consumatori. Qual è la verità?
Le proprietà benefiche delle banane risulterebbero vane se il frutto fosse realmente trattato con radiazioni ionizzanti. Capiamo meglio questa pratica di conservazione e quali sono le conseguenze sulla salute delle persone.
Le banane prima di arrivare nei supermercati compiono lunghi viaggi. Le acquistiamo quando sono di colore verde, le portiamo a casa e in breve tempo cominciano a diventare gialle, marroni e a marcire. È lecito che un dubbio sorga considerando i tempi commerciali del frutto. Com’è possibile che il lungo viaggio non incida sulla colorazione e dunque sulla maturazione della banana? Da qui l’ipotesi di una conservazione basata sul trattamento di radiazioni elettromagnetiche ionizzanti che derivano dagli isotopi radioattivi Cobalto 60 e Cesio 137. Termini che fanno paura ai consumatori, ma quali sono i reali effetti del trattamento e le conseguenze sulla salute delle persone?
Banane e radiazioni ionizzanti, in cosa consiste il trattamento
La tecnica delle radiazioni elettromagnetiche ionizzanti ha diversi scopi. Riduce la contaminazione microbica, elimina germi patogeni, previene la germinazione nei vegetali, distrugge le infestazioni da insetti e parassiti e, infine, rallenta la maturazione. Il trattamento non rende gli alimenti, nel nostro caso le banane, radioattivi. Lo dimostra il fatto che la pratica è consentita in Europa anche se sottoposta ad un rigido regolamento. L’uso, infatti, è limitato ad un preciso numero di prodotti come aglio, cipolle, spezie, erbe secche e patate. Poi ci sono le deroghe che inseriscono nelle lista altri alimenti carne, frutta e verdura a condizione che la tipologia di trattamento venga specificata.
L’etichetta sulle banane, dunque, dovrebbe contenere la dicitura “irradiato” o “trattato con radiazioni ionizzanti” accanto al componente del prodotto sottoposto a questo tipo di conservazione. Nei supermercati è raro leggere un’informazione di questo genere. Il consumatore potrebbe sentirsi sollevato avendo fiducia nella lealtà del venditore ma pensare che nessun alimento presente nel negozio sia stato irradiato è alquanto difficile da credere.
Quali le conseguenze dell’assunzione di banane irradiate
La preoccupazione dei consumatori riguarda i pericoli per la salute. Sentire “radiazioni” e “isotopi” può spaventare ma dalle ricerche degli anni passati giungono informazioni rassicuranti. Le prime indagini risalgono al 1980 quando la commissione congiunta di FAO, AIEA e OMS arrivò alla conclusione che l’irraggiamento è innocuo sui cibi trattati con una dose non superiore a 10 kilogray, unità di misura assorbita. Successivamente, nel 1995, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato i risultati raggiunti in precedenza asserendo che le tecniche di irraggiamento sono sicure e affidabili.
Studi successivi hanno riportato come tra gli effetti negativi della pratica sia annoverabile una modifica della composizione chimica e del profilo nutrizionale degli alimenti. I raggi possono impoverire l’alimento di vitamine e probiotici. Le banane sono una ricca fonte di minerali – calcio, fosforo, potassio e ferro – e vitamine B, C, E, B6. Per questo motivo sono l’alimento preferito dagli sportivi e un prodotto perfetto per l’alimentazione dei bambini. Pensare che la tecnica delle radiazioni ionizzanti possa far perdere parte delle proprietà delle banane non è rassicurante. Attenzione all’etichetta, dunque, e alla provenienza del frutto.
(Le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)