Per 15 anni il prezzo del pellet è stato quasi sempre stabile, mentre negli ultimi mesi vi è un preoccupante aumento dei prezzi.
Il pellet è un combustibile che si ricava dalla segatura del legno e che in seguito viene fatto essiccare. Poiché si produce da scarti di legno non trattato può essere utilizzato come biocombustibile.
L’Italia è il primo consumatore di pellet al mondo per usi domestici, anche se lo compra al 85% all’estero. Come le bollette di luce e gas, le materie prime e altri aumenti a causa della guerra tra Russia e Ucraina, anche i prezzi del pellet sono aumentati.
Pellet e aumento dei prezzi, il problema è globale
Questo perché è proprio nelle nazioni interessate dal conflitto che la maggior parte del pellet è prodotto. Quindi, nei prossimi mesi le aziende potrebbero avere difficoltà a reperire questo materiale. Di conseguenza, ci sarà un notevole aumento del prezzo. Ma l’aumento potrebbe anche interessare il costo dei trasporti. Infatti, questo incide sul prezzo totale del prodotto almeno del 30%.
Quindi, non sarà neanche conveniente cercare il prezzo più basso altrove perché il preoccupante aumento dei prezzi è un problema globale.
Secondo AIEL, Associazione italiana energie agroforestali, i prezzi del pellet sono aumentati di 108 euro rispetto all’anno precedente. Passando, quindi da 233 euro a 341 euro: franco partenza e al netto dell’IVA.
In sintesi, l’Associazione segnala che attualmente un consumatore compra il sacco classico da 15 chili al costo di 5,77 euro con un aumento di 1,2 euro rispetto al 2021. Aumento importante considerando che il fabbisogno giornaliero è proprio un sacco da 15 chili di pellet.
Inoltre, i costi aumentano notevolmente nelle isole, dove lo stesso quantitativo costa circa 10 euro, e nel Nord Est, dove i costi si aggirano intorno ai 9 euro.
Il problema è la filiera
Come detto in precedenza, nonostante l’Italia sia il primo consumatore di pellet, la provenienza di questo è l’estero. Il consumatore finale lo sa. Ma perché succede questo? Il motivo è semplice.
Il pellet è ricavato dalla lavorazione del legno. Purtroppo, negli ultimi anni, come afferma Annalisa Paniz, direttore generale di AIEL “in Italia dove sono venute meno le industrie di prima lavorazione del legname e, di conseguenza, gli scarti per la produzione del pellet”. Di conseguenza, la produzione non sufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale.
L’intenzione dell’Associazione è quello di rivitalizzare il patrimonio boschivo dell’Italia affinché possa ritrovare la sua indipendenza energetica e soddisfare il bisogno nazionale.