Le pensioni si adeguano all’aumento dell’inflazione riservando delle sorprese. Scopriamo i nuovi coefficienti di rivalutazione delle retribuzioni base per calcolare la quota retributiva.
La rivalutazione legata all’aumento dell’inflazione comporta dei cambiamenti sull’assegno pensionistico per le retribuzioni 2022.
La guerra in Ucraina sta facendo aumentare l’inflazione con conseguenze differenti sulla popolazione. Lievitano i prezzi su alcuni prodotti che pian piano diventano sempre più introvabili e svuotano le tasche dei cittadini, crescono i tassi di interesse dei mutui con il superamento dei 2 punti percentuali e i risparmi subiscono pressioni e perdite di circa 10 euro al giorno. Un contesto preoccupante, dunque, ma che riserva un cambiamento da conoscere per i pensionati. Se l’inflazione aumenta, i coefficienti di rivalutazione per le retribuzioni devono essere modificati per l’adeguamento al costo della vita. Nel 2022, dunque, le pensioni si associano ad una rivalutazione dell’1,9% per il calcolo della base annua pensionabile delle anzianità anteriori al 1995 o per i precoci anteriori al 2012. Cambia, dunque, la quota della retribuzione soggetta al sistema retributivo.
Sistema retributivo, facciamo chiarezza
Le pensioni in Italia vengono calcolate secondo due differenti metodi, quello contributivo (per i nuovi pensionati) e quello retributivo (per i vecchi pensionati). La pensione retributiva è più vantaggiosa rispetto alla pensione contributiva che penalizza notevolmente i lavoratori (ecco perché si tende verso un sistema misto). Il metodo retributivo consente di calcolare la pensione tenendo conto della retribuzione percepita verso la fine della carriera lavorativa garantendo un divario di poco conto tra stipendio e assegno pensionistico.
La media delle ultime retribuzioni del neo pensionato, dunque, è una variabile che influisce sul calcolo dell’importo che verrà erogato dopo l’uscita dal mondo del lavoro. Ci sono, poi, altri fattori come, ad esempio, le aliquote di rendimento.
Pensioni, il calcolo con il metodo retributivo e i nuovi coefficienti
A concorrere al calcolo delle pensioni retributive interviene la media delle retribuzioni alla fine della carriera e le aliquote di rendimento applicate per poter quantificare l’importo della quota A, ossia l’importo delle anzianità contributive maturate fino al 31 dicembre 1992, e della quota B. Quest’ultima si riferisce all’importo delle anzianità contributive che sono state maturate dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 2011 per tutti coloro che hanno maturato almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 oppure dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 1995 per chi ha maturato in questa data meno di 18 anni di contributi.
La quota A per i lavoratori dipendenti ha una base pensionabile che è il risultato della media delle retribuzioni degli ultimi 5 anni precedenti alla pensione mentre la quota B è data dalla media delle retribuzioni degli ultimi 10 anni se si sono maturati almeno 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992 o degli ultimi 5 anni per retribuzioni anteriori al 1993 più gli stipendi dal 1993 fino alla pensione. Rispetto all’assegno pensionistico ottenuto fino allo scorso anno, nel 2022 si otterranno somme aggiuntive legate alla rivalutazione dell’1,9%.