Le armi dell’esercito russo sono con tecnologia statunitense, cosa sta succedendo e qual è la verità?

A volte accadono cose che sembrano paradossali ma che poi nella verifica dei fatti si dimostrano assolutamente vere.

Come per esempio la notizia che in questo articolo andiamo ad analizzare. L’esercito russo fa uso, purtroppo anche in Ucraina, di tecnologie che sono state messe a punto dagli yankees per costruire le loro armi.

Le armi dell’esercito russo
Foto Canva

La spiazzante informazione viene proprio da una indagine compiuto da tecnici dell’esercito ucraino (e confermata dal governo americano) che hanno individuato dei microchip di aziende a stelle strisce nelle armi dei loro invasori.

Gli esperti delle forze ucraine hanno smontato pezzo a pezzo le armi usate dall’esercito russo e hanno scoperto che fanno uso di microchip che per lo più provengono dal loro nemico giurato di sempre, vale a dire gli Stati Uniti d’America!

Ma quei microchip erano nati per essere montati sulle… lavatrici

La cosa ancora più strana è che in realtà quella tecnologia non era nata per scopi militari ma per essere montata su degli elettrodomestici. Sembra infatti che a fronte degli embarghi imposti sia dagli Stati Uniti che dalla Unione Europea, i russi siano stati costretti a riconvertire appunto dei microchip, nati con tutt’altro scopo, per poterli montare sulle loro armi.
Un elemento che ci fa capire anche il livello di difficoltà che stanno vivendo le Forze Armate russe che a fronte di un impressionante numero di uomini da mettere in campo non sono invece in grado di costruire e usare tecnologie con delle performance paragonabili a quelle del suo principale avversario.

Le varie aziende costruttrici di questi chip interpellate al riguardo hanno fatto sostanzialmente due tipi di affermazioni. La prima è che da tempo non fanno più affari con Russia e Bielorussia. La seconda è che però tracciare tutta la filiera della vendita di chip, non nati per obiettivi militari, a un certo punto diventa praticamente impossibile.

Queste due risposte indicano due elementi: la Russia non ha una propria capacità produttiva di standard elevato in quel settore e quindi deve “raccattare” quello che trova sul mercato e fare di necessità virtù. L’altro elemento è che a questo punto le autorità statunitensi dovrebbero intervenire proprio per controllare quel tipo di mercato e impedire, o almeno limitare, questo tipo di reimpiego da parte del nemico dichiarato.

Ecco la lista dei microchip “incriminati”

E’ stata Gina Raimondo, la segretaria al Commercio degli USA, a confermare ufficialmente le testimonianze degli esperti dell’esercito ucraino. Questi nello smontare i vari tipi di armi requisiti a soldati russi, avevano appunto trovato microchip statunitensi.

La lista delle ditte, a loro insaputa, coinvolte contiene nomi di primo livello quali Intel, Micrel, Rochester Electronics, Texas Instruments, AMD, Linear Technology, Atmel Corp, Micron Technology…

Nel dettaglio questi microchip sono stati trovati in questione sono stati dentro: dentro un veicolo della difesa dei cieli “Barnaul-T”, con otto chip made in USA. Nel cercatore di direzione di un sistema di difesa aerea “Pantsir”, con cinque microchip americani. All’interno di un missile da crociera “Kh-101”, con ben trentacinque chip americani. Dentro il sistema elettro-ottico della torretta “Ka-52 Alligator,” con ventidue chip sempre made in USA.

Il controllo della filiera del commercio dei microchip statunitensi

Bisogna però, prima di gridare allo scandalo, fare due tipi di considerazioni. L’aver individuato dei chip nelle armi russe non dimostra necessariamente l’esistenza di commercio segreto. Possono esserci infatti 2 motivazioni valide. La filiera della distribuzione non viene ben controllata soprattutto nella parte finali. Inoltre può benissimo essere che i chip in questione risalgano a prima dell’inizio delle sanzioni economiche contro la Russia.

In effetti i modelli di chip che sono stati trovati sembrano essere piuttosto retrodatati e come abbiamo detto provengono da lavastoviglie e frigoriferi.

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