Nel 2021, a 76 anni, Franco Battiato lasciava questa terra. Ma se la perdita fisica è chiaramente importante ancora più importante è il suo lascito artistico.
Un valore smisurato e attraversa e fa innamorare tutte le generazioni che hanno la fortuna di ascoltare le sue canzoni.
L’artista siciliano si è sempre poco interessato agli aspetti economici rimanendo sempre legato alla sua abitazione di Milo. Quella villetta è stata definita dal sindaco della cittadina catanese come “un centro di gravità permanente” e, dopo un tentativo di vendita fallito da parte del fratello di Battiato, probabilmente “Villa Grazia” diventerà una casa-museo che omaggerà il lungo percorso artistico del cantautore.
In questo articolo cerchiamo di raccontare, brevemente, la storia umana e professionale del cantante e anche di capire cosa sta succedendo intorno alla sua eredità economica.
Nasce a Catania ma cresce musicalmente a Milano
Francesco Battiato, meglio noto come “Franco” (soprannome sembra suggeritogli da Giorgio Gaber), è nato a Ionia, in provincia di Catania, il 23 marzo del 1945. Consegue il diploma presso il liceo scientifico Archimede di Acireale, si trasferisce prima a Roma e poi a Milano. Nel capoluogo meneghino comincia a suonare in un cabaret (un posto dove nessuno oggi si immaginerebbe il nostro cantautore!), dove, fra gli altri, si esibivano anche Enzo Jannacci, Renato Pozzetto, Paolo Poli…
L’amore per la musica lo spinge a lasciare gli studi universitari. La passione per le note e i testi ha caratterizzato tanto la sua vita che Battiato non si è mai sposato e non ha avuto figli dedicando tutto se stesso alla produzione artistica. Vale la dire ricordare che la mitica rivista “Rolling Stone” ha inserito i suoi album tra i migliori di sempre.
Ripercorriamo allora, sinteticamente, la sua produzione dagli esordi con musica sperimentale alle prime incisioni pop, dall’elettronica all’avanguardia per arrivare alla musica operistica e sacra…
I primi album sperimentali sono un flop e la “Ricordi” lo licenzia
Nei primi anni Settanta l’artista siciliano prende attivamente parte alla sperimentazione musicale del Vecchio Continente. Le sue prime opere escono, fra il 1971 e il 1975, per l’etichetta “Bla Bla” con titoli quali: “Fetus”, “Pollution”, “Sulle corde di Aries”, “Clic”, “Madamoiselle le Gladiator”.
Passa poi alla Ricordi con la quale pubblica altri album come “Battiato”, “Juke Box” e “L’Egitto prima delle sabbie”. Ma è musica molto difficile e le vendite sono davvero minime. La “Ricordi” decide perciò di licenziarlo. Decisione di cui si pentirà amaramente!
Lo accoglie la “Emi” alla quale Battiato regalerà invece incassi da capogiro. Infatti il cantautore riesce a mixare sapientemente elementi pop con quelli culturali. Così nel 1979 pubblica ecco l’album della svolta: “L’Era del Cinghiale Bianco”.
Gli anni ‘80 e il grande successo commerciale con “La voce del padrone”
Nel 1980 è la volta di “Patriots”, ancora di discreto successo ma l’anno ecco il suo capolavoro: la “La voce del padrone”. Praticamente tutti i brani dell’album diventano hit entrando addirittura nel linguaggio comune (vedi la frase “centro di gravità permanente”). Il 33 giri rimane nella classifica italiana per tutto l’anno e vende oltre un milione di copie!
In quel decennio produce altri dischi che pur non raggiungendo i vertici de “La voce del padrone” mantengono ottimi standard qualitativi e di vendite.
Nel 1985 Battiato fonda le edizioni “L’Ottava”, e, nel 1989, l’omonima etichetta discografica dedicata alla musica “di frontiera”.
La scoperta del teatro e i successi discografici degli anni ’90
Battiato scopre una passione per il teatro così compone e mette in scena, nel 1987, “Genesi”, amata dal pubblico e meno dalla critica. A questa opera farà seguito l’opera lirica, “Gilgamesh” del 1992.
Continua la sua produzione musicale, citiamo fra gli altri il doppio album live “Giubbe rosse”, lo stupendo “Come un Cammello in una grondaia”. “Caffè de la Paix”, “L’imboscata”, contenente la meravigliosa “La cura”, e la raccolta molto apprezzata da pubblico e critica “Fleurs”.
In questi anni Battiato cerca di creare un ponte fra la cultura mediorientale, da lui molto amata e praticata, e quella occidentale.
Gli anni 2000: le esperienze come regista cinematografico e conduttore televisivo
Negli anni 2000 Battiato affronta nuove avventure professionali e continua a produrre musica. Nel 2003 si cimenta nella regia del film “Perdutoamor”. Nel dicembre 2004 lo vediamo nelle vesti di presentatore e curatore della trasmissione televisiva: “Bitte, keine réclame”, su Rai Doc.
Nel 2011 eccolo sul palco del Festival di Sanremo per accompagnare Luca Madonia che canta la sua canzone “L’alieno”. Nel 2019 pubblica il suo ultimo disco: “Torneremo ancora”, dopodiché si ritira dalle scene. Muore nel maggio del 2021.
Il giallo della sua eredità economica e quei due milioni di euro scomparsi…
Dopo la scomparsa dell’artista catanese s è molto parlato della vicenda che sembra aver portato alla scomparsa di ingenti somme (dell’ordine di milioni di euro) volatizzatisi dalla società da lui fondata, L’Ottavia Srl.
Questa nasce con l’obiettivo di editare e di libri, periodici e altre attività editoriali, e in meno di due anni sembra aver perso ben 2 milioni di euro. Il patrimonio, che fino al 2017 era di 1.332.551 euro, nel 2018 era sceso di 874 mila euro e nel 2019 il totale era di 387.830 euro. Il bilancio nel 2020 non è stato depositato e quindi ancora non si è riuscito a capire che fine abbiamo fatto tutti quei soldi.