Glifosfato negli alimenti è cancerogeno? Le dichiarazioni di Echa sono inquietanti: ecco cosa dicono

Siamo davvero di fronte a un “cambio epocale di classificazione”: il glifosfato è cancerogeno o no? Per adesso dobbiamo rifarci al giudizio dell’Echa.

Echa, lo ricordiamo, è la sigla che sta a indicare l’European Chemical Agency, ovvero l’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche. Con il suo ultimo giudizio in merito, ha mantenuto la classificazione di tossicità per il Glifosfato. “In barba” a tutti gli allarmi lanciati da numerose altre associazioni e realtà.

il Glifosfato è cancerogeno
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È dalla rivista Il Salvagente, infatti, che apprendiamo l’ultima sconvolgente notizia. L’Echa avrebbe “deciso” che no, il Glifosfato non è pericoloso. O meglio, ha ridimensionato i molti allarmi per la salute lanciati da organismi indipendenti. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo e qual è il quadro attuale.

Il Glifosfato è cancerogeno o no? Il giudizio di Echa

L’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche non è certo una “piccola realtà”. Collabora direttamente a attivamente con i Governi e le organizzazioni internazionali. Il tutto per “favorire un uso dei prodotti chimici sicuro sia per l’ambiente che per la salute umana”. Fornisce informazioni e un ampissimo data base gratuitamente, a cui tutti possono accedere. Suggerisce alternative a sostanze ritenute pericolose. Dunque, è ovviamente in grado di valutare una sostanza come il Glifosfato ed emettere il suo giudizio.

E infatti proprio questo è ciò che è avvenuto. Durante una revisione riguardo al Glifosfato (la cui licenza scade a dicembre prossimo n.d.r) un Comitato apposito ha rilasciato le sue conclusioni. Ovvero, che la sostanza chimica debba mantenere l’attuale classificazione. Classificazione che la rende ovviamente pericolosa per l’ambiente e in caso di contatto diretto.

Ma, a differenza di quanto sostenuto da altre realtà, non sarebbe cancerogena per l’uomo. Non comprometterebbe la fertilità, il sistema endocrino. Con precise parole, il Comitato afferma: “le prove scientifiche disponibili non soddisfano i criteri per classificare il glifosato per tossicità specifica per organi bersaglio o come sostanza cancerogena, mutagena o tossica per la riproduzione“.

Dunque cambia tutto? Si continuerà ad usare il Glifosfato?

In realtà il giudizio emesso dal comitato dell’Echa è solo uno degli step previsti dall’UE. Al momento, si attende ancora il pronunciamento di Efsa. Che sarebbe l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Certo è che questa “stoccata” pone il Glifosfato, al momento, come sostanza chimica che non dovrebbe avere problemi nel rinnovo della licenza.

Noi non addetti ai lavori “stiamo a guardare”, ma nel mentre possiamo comunque tutelare la nostra salute attuando alcuni comportamenti “furbi”. Se acquistiamo pasta, carne e latte (tutti potenzialmente contaminati dall’esposizione all’erbicida delle materie prime) possiamo controllare se sono marchi in cui sono state trovate tracce. Alcune riviste per i diritti dei consumatori, come Il Salvagente o Altroconsumo, pubblicano periodicamente nomi e tipi di alimenti potenzialmente da “evitare”. Anche se va detto che le stesse riviste sono state contestate da altri organismi di controllo.

Quando compriamo frutta e verdura, ad esempio, cerchiamo di capire sempre bene da quale Paese arriva. Ve ne sono alcuni, infatti, dove l’uso di erbicidi e altre sostanze è ancora più “libero” che in Europa.

Possiamo anche scegliere il Biologico, che certamente non è “puro” al 100% ma sicuramente contiene molte meno tracce di sostanze chimiche. E quando portiamo a casa i nostri prodotti, possiamo lavarli accuratamente con uno dei tanti metodi che abbiamo descritto nei nostri articoli. Ad esempio con acqua e Bicarbonato, ma anche con Aceto e Vino.

Sono pratiche che quantomeno ci danno modo di accumulare meno sostanze nocive nel nostro corpo. In attesa che chi si occupa di certi studi, possa capire esattamente quali sono gli effetti nel lungo periodo dell’esposizione a determinate sostanze.

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