Attenzione all’utilizzo della Carta Fedeltà, si rischia di mettere in seri guai la cassiera e di essere la causa del suo licenziamento.
Un piccolo gesto di gentilezza potrebbe costare caro. Mai chiedere alla cassiera di prestarci la sua Carta fedeltà.
I supermercati consentono l’erogazione di una tessera fedeltà che garantisce sconti e convenienza ai clienti abituali. Coop, Conad, Eurospin, ogni store ha la propria carta che può essere richiesta dai consumatori per poter usufruire di promozioni, ricevere regali o altri vantaggi solamente mostrandola alla cassa nel momento degli acquisti. E’ abitudine dei clienti lasciare la tessera nel portafoglio per non dimenticarla e averla sempre a portata di mano. Può capitare, però, di scordarla e, proprio in questo caso, si compie un gesto apparentemente banale ma che in realtà nasconde una grande insidia. Si chiede alla cassiera se può prestarci la sua carta fedeltà per non rinunciare agli sconti. Con molta probabilità l’interpellata non negherà quest’atto di gentilezza anche perché otterrà un aggiuntivo accumulo di punti. Ebbene, così facendo si metterà a rischio il suo lavoro dato che potrebbe essere licenziata per giusta causa.
Carta fedeltà prestata, le conseguenze dell’innocuo atto
Un piccolo favore che rappresenta un vantaggio sia per il consumatore – che potrà approfittare delle promozioni – sia per la cassiera (o il cassiere) che otterrà punti aggiuntivi da utilizzare a proprio vantaggio. Un passaggio di tessere fedeltà apparentemente innocuo ma che è costato il licenziamento per giusta causa ad una donna lavoratrice.
La cassiera dopo avere prestato la propria Carta sconti ad alcuni clienti sprovvisti è stata licenziata in tronco. La decisione è stata presa dopo che l’ufficio sicurezza dell’azienda presso cui era dipendente ha accertato l’operazione illecita in quattro occasioni. La gentilezza non è ammessa dalla società che reputa inopportuno e svantaggioso economicamente parlando per l’azienda stessa la procedura messa in atto dalla cassiera. Le conseguenze sulla società, infatti sono due ed entrambe negative. La dipendente accumula illegittimamente punti sulla propria carta per ottenere futuri sconti mentre permette a cliente privi di tessera (non importa se il motivo è una dimenticanza oppure la non adesione al programma) di usufruire delle promozioni pur non avendone diritto.
La sentenza di licenziamento
Il Tribunale di Napoli ha approvato il licenziamento per giusta causa confermando la decisione dell’azienda dopo che la cassiera ex dipendente ha impugnato il licenziamento per una sanzione eccessiva rispetto al comportamento messo in atto.
La Corte d’Appello ha reputato, invece, realmente grave il comportamento della donna tanto da ledere in via definitiva il rapporto tra dipendente e azienda. Sono serviti due gradi di giudizio più un terzo passaggio per togliere ogni dubbio sulle responsabilità della lavoratrice e per definire ufficialmente la gravità del comportamento indipendentemente dal valore degli acquisti effettuati con gli sconti ottenuti illecitamente. La giusta causa era realmente “giusta” e la Cassazione lo ha ampiamente ribadito.