I fondi pensione sono forme pensionistiche complementari. Di solito istituite da banche, assicurazioni, società che gestiscono i risparmi.
La Covip è la commissione di vigilanza sui fondi pensione. Nella relazione annuale, il presidente Mario Padula, ha reso noto che nel 2021 i fondi pensione hanno rendimenti migliori dei TFR, ossia dei trattamenti di fine rapporto.
Questo nonostante la pandemia e grazie anche alle iniziative del governo e delle banche centrali attuate proprio in quel periodo.
Fondi pensione: sono davvero convenienti? La risposta non lascia dubbi
I fondi pensione nel 2021 hanno superato non solo la pandemia ma hanno anche beneficiato dei tassi di un buon andamento dei mercati finanziari. Infatti, hanno registrato un rendimento del:
- 4,9% per quanto riguarda i fondi negoziali;
- 6,4% per quanto riguarda i fondi aperti;
- 11%, i nuovi Piani individuali pensionistici (PIP) di ramo III.
In confronto, il rendimento del TFR al netto delle tasse è del 3,6%. Anche andando indietro di 10 anni, il rendimento dei fondi pensione erano ottimali: del 4,1% (fondi negoziali), del 4,6% (fondi aperti), del 5% (PIP). Il TFR era dell’1,9%.
L’aumento dei rendimenti ha portato a un aumento degli iscritti ai fondi pensione complementare. Si stima che siano 8,8 milioni gli iscritti, ossia il 3,9% in più del 2020. Mentre, il fondo copre circa il 34,7% del totale dei lavoratori.
Un po’ di numeri
Durante gli anni, però, le forme pensionistiche si sono ridotte. Infatti, nel 199 erano 739, mentre alla fine del 2021 sono 349 così suddivise:
- 33 fondi negoziali, con 3,4 milioni di iscritti;
- 40 fondi aperti, con 1,7 milioni di iscritti;
- 72 piani individuali pensionistici (PIP), con 3,4 milioni di iscritti;
- 204 fondi preesistenti, con 620mila di iscritti.
Inoltre, la maggior parte dei lavoratori che hanno aderito ai fondi pensione sono uomini che rappresentano il 61,8% degli iscritti. Invece, quasi la metà degli iscritti ha età compresa tra i 35 e i 54 anni.
Sempre in base al rapporto annuale del Copiv, riguardo alle risorse accumulate sono state di 213,3 miliardi di euro. Quindi, il 7,8% in più del 2020. Nell’ultimo anno però si ha una criticità riguardante i versamenti del singolo contributo. Infatti, circa 2,4 milioni di iscritti non hanno versato i contributi del 2021 e oltre un milione non versa i contributi da almeno cinque anni.