Numerose frodi scoperte alle pompe di benzina dalla Guardia di Finanza. Il prezzo risulta rialzato senza motivo in un caso su due.
Più di 690 violazioni riscontrate in cinque mesi dalla Guardia di Finanza in relazione al prezzo del carburante applicato nei distributori. Pratiche commerciali scorrette, frodi e manovre anticoncorrenziali sono state protagoniste delle rilevazioni.
La proroga del taglio delle accise decisa dal Governo fino al mese di luglio e la contemporanea risalita del costo del carburante ha insinuato nei cittadini dei dubbi. Com’è possibile il nuovo rialzo – benzina e diesel hanno superato i due euro al litro – se l’esecutivo è intervenuto come nel mese di marzo per arginare gli aumenti? I risultati della Guarda di Finanza resi noti negli ultimi giorni sono la dimostrazione che qualcosa di sbagliato nell’aria c’era realmente e si tratta di frodi e raggiri alle pompe di benzina. La GdF ha eseguito circa 1.320 interventi mirati sui distributori e i prezzi applicati nel periodo gennaio/maggio 2022 riscontrando un caso di illecito ogni due. Ben 690 violazioni sono state, infatti, registrate ossia il 52,3% dei controlli effettuati. Le irregolarità riguardano soprattutto la comunicazione del costo del carburante alla pompa di benzina al Ministero dello Sviluppo Economico (pratica obbligatoria), il rispetto degli obblighi di comunicazione e di esposizione chiara dei prezzi. Ad aggiungersi alla lista delle violazioni frodi, pratiche commerciali scorrette e manovre anticoncorrenziali.
Frodi e raggiri alle pompe di benzina, le indagini parlano chiaro
Il Governo consapevole della possibilità di frodi e raggiri alle pompe di benzina ha attuato ad inizio anno un piano di azione straordinario affidando gran parte delle responsabilità di verifica e indagini alla Guardia di Finanza potendo contare sul supporto dell’Antitrust, dell’Arera e di Mr Prezzi, il garante presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
Il piano di azione ha portato ad indagare specialmente sulle manovre speculative ai danni dei cittadini e sulle frodi fiscali in campo energetico che danneggiano gli operatori onesti con una concorrenza sleale. I risultati hanno riportato ben 177 mila tonnellate di prodotti energetici frutto di azioni disoneste, 230 milioni di euro di imposte evase e 630 tonnellate di carburante sequestrato. Le società oggetto di verifica sono più di 1.500 a cui si aggiungono entità giuridiche ambigue. Gli strumenti messi in campo per poter rilevare il maggior numero di illeciti sono svariati così come le forze utilizzate per scovare ogni minima frode. Basta citare i nuclei speciali e l’utilizzo di tante banche dati per incrociare i dati. In questo modo si sono riuscite ad identificare operazioni illegali come la vendita di carburante a distributori indipendenti ad un prezzo solo in apparenza legato ai valori di mercato ma in realtà concorrenziale per l’utilizzo di società fasulle (operazione “Oro nero”).