Il Trattamento di Fine Rapporto cambierà aspetto con l’introduzione di un’importate novità per i lavoratori dipendenti pubblici.
Il Tar ha preso un’importante decisione che modificherà l’approccio dei dipendenti pubblici al Trattamento di Fine Rapporto.
I dipendenti del settore pubblico devono osservare diverse modalità e tempistiche di erogazione del Tfr rispetto a ai dipendenti privati. Ricordiamo che il Trattamento di Fine rapporto – chiamato anche liquidazione – è la porzione di retribuzione versata al lavoratori dipendente in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro. Il dipendente pubblico deve attendere tra i dodici e i ventiquattro mesi per ricevere l’importo spettante che verrà erogato in tranche. Il riferimento è ai primi 50 mila euro pagati con la prima rata e al dilazionamento delle somme superiori a tale cifra nel corso degli anni successivi. Fino a 100 mila euro le rate saranno due; sopra i 100 mila euro le rate saranno tre. Qui arriva il problema; la procedura per il Tar del Lazio è incostituzionale.
Trattamento di fine rapporto, il pagamento a rate è incostituzionale
Il Tar ha chiesto l’intervento della Corte Costituzionale perché il pagamento a rate del Tfr risulta essere incostituzionale. Fino al momento della Consulta nessuna modifica verrà apportata al sistema vigente. I lavoratori del settore pubblico sperano in un cambiamento che annulli l’attuale procedura non particolarmente apprezzata.
Le basi su cui il Tar fonda la propria affermazione fanno riferimento alla violazione del diritto alla giusta retribuzione sancito dall’articolo 36 della Costituzione. Lo stesso articolo stabilisce che è diritto del lavoratore ricevere tempestivamente le somme maturate durante lo svolgimento del rapporto di lavoro. Da qui la richiesta del Tar del Lazio di un intervento sul meccanismo che regola il Tfr dato che “salva” i conti pubblici negando un diritto ai cittadini.
I punti in discussione del Tfr
Oltre alla lentezza della tempistica di erogazione del denaro, dai 12 ai 24 mesi, si mette in discussione l’erogazione di una somma inferiore rispetto a quanto spettante a causa della rateizzazione dei versamenti. Entrambe le direttive del meccanismo del Trattamento di Fine rapporto contravvengono a quanto scritto nella Costituzione. Di conseguenza, urge un intervento che sistemi la situazione.
La Corte di Cassazione è ora chiamata a decidere sulla questione ma il Tar – così come i lavoratori del settore pubblico – credono in un esito positivo dato che diverse sentenze si sono espresse in favore di una tempistica ristretta per l’erogazione di una retribuzione. Il Tfr è una parte della retribuzione e come tale il meccanismo deve seguire le direttive dell’articolo 36 della Costituzione.