Mancano i posti dialisi estivi. Il nuovo allarme nel comparto Sanità arriva dal Presidente della Società italiana di nefrologia.
I pazienti che sono in dialisi, quest’anno, sono più a rischio. Negli ospedali di tutta Italia manca il personale specializzato e mancano i programmi per la dialisi estiva.
In sostanza, molti malati dovranno rimanere a casa. Con conseguenti e importanti disagi per la salute. Il problema della mancanza di posti vacanze per i dializzati non è annoso, anzi. Fino a prima della pandemia, i malati potevano contare su cure anche fuori Regione d’appartenenza, proprio in virtù degli spostamenti per vacanze, ma anche di lavoro.
Inutile sottolineare che la dialisi è una terapia salva-vita e non può certo essere rimandata. Gli ospedali fino a due anni fa garantivano posti in tutte le strutture ospedaliere. Oggi, molte Regioni non hanno più i mezzi per garantire le cure. L’allarme arriva direttamente dalla SIN, la Società Italiana di Nefrologia.
Quest’anno il Paese non è in grado di garantire ai non residenti l’erogazione dei trattamenti dialitici nella maggior parte delle Regioni
È ciò che afferma senza mezzi termini Piergiorgio Messa, Presidente del SIN. La situazione, aggiunge, è “drammatica”. I dializzati, tra l’altro, hanno pagato un prezzo molto alto in fatto di salute proprio dalla pandemia in poi. Non è certo tollerabile una situazione di questo genere, né per loro né per altri malati che necessitano di cure urgenti o salvavita.
Allarme posti dialisi estivi per non residenti, cosa sta succedendo
Le parole e le “accuse” lanciate dal Presidente SIN e dal Presidente ANED non lasciano adito a dubbi. Al momento vi sono tantissime Regioni completamente scoperte, a fronte di un recente passato dove veniva garantita la copertura al 100%. Si “salvano” solamente Marche, Emilia Romagna e Lazio.
Il problema è grave. Come faranno i dializzati che si spostano per motivi di lavoro, familiari o per le vacanze? Tra l’altro, in pratica, è già “tardi”. Certi tipi di organizzazione vanno pianificati per tempo. Di chi è la responsabilità? Certamente di un insieme di fattori, come appunto denunciano i Presidenti delle Associazioni. “Mancanza di personale specializzato. Ma anche emergenza posti letto che abbiamo dovuto fronteggiare per prestare assistenza ai rifugiati provenienti dalle zone di guerra,. Ciò ha portato a un’esacerbazione delle strutture nefrologiche“.
Tutto l’impianto, dunque, sembra compromesso. I malati devono spostarsi per chilometri per accedere alle cure. E non dimentichiamoci che l’estate, per i dializzati, è il periodo peggiore dell’anno. Per le persone sane già è pericoloso. Col caldo si può andare incontro a colpi di calore, disidratazione e problemi renali. Non è necessario essere medici per capire quali possano essere i rischi per alcune categorie di malati.
Purtroppo questo è solamente l’ultimo dei problemi nel comparto Sanità. Già dai primi dell’anno vengono denunciate mancanze di vario tipo. Mancano infermieri, medici, addetti al Pronto Soccorso.
La Pandemia da Covid ha messo in evidenza e accresciuto quelle carenze strutturali che già esistevano. Le assunzioni straordinarie avvenute durante l’emergenza sanitaria erano tutte a tempo determinato.
Le Regioni continuano ad avere tetti di spesa per le assunzioni irrisori, che non bastano. Molti specialisti e laureati si rivolgono al settore privato. E alla fine, come sempre, come purtroppo succede spesso in questo Paese, a farne le spese sono le categorie più fragili.