Stiamo per scoprire se esiste un limite di tempo per denunciare un lavoro in nero e quali sono i rischi per il datore di lavoro che non rispetta la Legge.
Assumere in nero comporta delle sanzioni amministrative pecuniarie e la possibilità di ottenere una denuncia anche a distanza di anni.
Il lavoro in nero è una piaga della società italiana. I motivi per cui i datori di lavoro compiono questa scelta sono svariati e di natura economica (le tasse rappresentano un bel problema). Indipendentemente dalle motivazioni alla base della decisione di assumere in nero, tale comportamento non è ammesso dalla Legge anche nel caso in cui le parti risultino d’accordo. La normativa prevede serie conseguenze per il datore di lavoro mentre il lavoratore dipendente potrà richiedere il recupero di tutti i diritti che gli sono stati negati. Conseguenze differenti, dunque, che potrebbero spingere il subordinato a rivalersi sul datore di lavoro. La scelta di denunciare o meno il capo non dovrà essere compiuta nell’immediato. La Legge stabilisce che la denuncia può scattare fino a 5 anni dopo la cessione dell’attività lavorativa.
Lavoro in nero, i tempi della denuncia
Il lavoratore ha cinque anni di tempo per denunciare il datore di lavoro reso responsabile di lavoro in nero. Rientrando in questa tempistica sarà possibile recuperare i diritti non goduti come, ad esempio, il versamento dei contributi, gli stipendi mai corrisposti, il versamento del Trattamento di Fine Rapporto e il riconoscimento di ferie e permessi. Condizione necessaria per poter rivalersi sul capo è avviare una causa di lavoro e ottenere la condivisione delle ragioni da parte del giudice. Non conta né la durata del rapporto lavorativo né il tipo di rapporto instaurato.
Le conseguenze per il datore di lavoro
Le conseguenze per i datori di lavoro che assumono in nero sono di carattere amministrativo pecuniario. La sanzione è compresa tra 1.800 e 10.800 euro per ogni dipendente irregolare assunto. Unico requisito l’aver effettato fino a trenta giorni di lavoro effettivo. Per rapporti di lavoro superiori ai 30 giorni fino a 60, invece, la sanzione è compresa tra 3.600 e 21.600 euro. Oltre i 60 giorni, invece, la somma da corrispondere sarà compresa tra 7.200 e 43.200 euro. In caso di recidività nei tre anni precedenti all’accusa, le sanzioni verranno triplicate mentre saranno maggiorate del 20% in caso di assunzione di minorenni in età non lavorativa, di percettori di RdC e di lavoratori extracomunitari senza permesso di soggiorno.
Come evitare l’onerosa sanzione
La sanzione non dovrà essere pagata se il datore regolarizzerà spontaneamente e completamente il rapporto di lavoro prima di un controllo formale. Si tratta di inviare in tempo la comunicazione preventiva che toglie il datore di lavoro dalla situazione di irregolarità . Le conseguenze, poi, non verranno messe in atto qualora risultassero instaurati in modo regolare i rapporti di lavoro sul piano formale a condizione che siano non subordinati ma oggetto di una diversa qualificazione.
Infine, il datore di lavoro può “salvarsi” dalla sanzione se denuncia il lavoro in nero entro dodici mesi dal termine ultimo previsto per i versamenti dei contributi o premi per il dipendente. Inoltre dovrà versare quanto dovuto entro 30 giorni dalla data della denuncia accettando di pagare la sanzione civile. La procedura finirà con la segnalazione dell’inizio del rapporto di lavoro al Centro per l’Impiego.