I titolari di Legge 104 che usufruiscono delle agevolazioni sul lavoro perderanno soldi al momento dell’erogazione dell’assegno pensionistico?
La Legge 104 prevede numerosi benefici per i lavoratori e caregiver ma è bene sapere se queste agevolazioni si ripercuoteranno o meno sulla pensione.
La tutela dei cittadini con disabilità garantisce la possibilità di approfittare di numerosi benefit assistenziali di varia natura. L’obiettivo è permettere alle persone con un handicap fisico o psichico di integrarsi nella società e di poter vivere una vita dignitosa. Di conseguenza, vari diritti e prestazioni vengono concesse ai titolari di Legge 104. Citiamo i permessi retribuiti di due ore al giorno per i genitori di un bambino disabile fino a tre anni, il permesso retribuito di tre giorni al mese per caregiver di invalidi gravi, il congedo retribuito di due anni o parentale di 10/11 mesi, la possibilità di scegliere la sede di lavoro e l’accesso alla pensione anticipata. Proprio restando in tema di pensione è utile capire se le agevolazioni sul lavoro elencate influiscono o meno sul calcolo dell’assegno pensionistico.
Legge 104 e pensione, quanto influiscono le agevolazioni
I permessi e i congedi che il lavoratore con Legge 104 può richiedere non incidono sulla pensione. Vengono, infatti, accreditati da contributi figurativi. Significa che durante il periodo di assenza dal posto di lavoro, il titolare di 104 ottiene la retribuzione e la maturazione dei contributi he verranno versati non dal datore di lavoro ma dall’INPS. Questa copertura previdenziale permetterà di avere accesso alla pensione nel momento opportuno.
Occorre distinguere, però, tra i contributi versati per i permessi e quelli per i congedi. Se il periodo di assenza dal lavoro è legato alla richiesta di permessi, l’accredito dei contributi seguirà la procedura ordinaria. Il lavoratore riceverà gli stessi contributi che avrebbe ottenuto recandosi normalmente a lavoro. Diverso il caso dei congedi straordinari.
Calcolo dei contributi con il congedo straordinario Legge 104
Il congedo straordinario dura fino a due anni, un lungo periodo che supera il limite massimo di versamento dei contributi in caso di assenza dal lavoro. Di conseguenza, i contributi maturati non saranno mai gli stessi che si sarebbero ottenuti con lo svolgimento dell’attività occupazionale.
Le soglie da non superare sono di 37.341 euro di retribuzione annuale (circa 102 euro al giorno), 12.322,53 euro all’anno come contributi figurativi (il 33% della retribuzione totale) e 49.633,38 euro come somma tra contributi figurativi e retribuzione per l’anno 2022. Tenendo conto di queste direttive, il congedo straordinario influirà sulla pensione solo nel caso in cui il lavoratore ha una retribuzione lorda superiore alle soglie limite. Uno stipendio più elevato, dunque, potrebbe portare ad una diminuzione dell’assegno pensionistico dato che l’indennità massima riconosciuta e i contributi figurativi non cambiano.
A quale perdita si va incontro
Per calcolare la perdita occorre separare gli effetti penalizzanti retributivi da quelli contributivi. Dal punto di vista contributivo non bisogna parlare di perdita reale per chi ha uno stipendio elevato dato che la somma dei contributi non diminuisce. A perdere è il confronto tra i contributi accumulati approfittando del congedo e quelli ipoteticamente accumulabili svolgendo l’attività lavorativa. L’aspetto retributivo, invece, influisce negativamente calcolando la retribuzione pensionabile ossia la media delle retribuzioni da considerare ai fini pensionistici. Un piccolo compromesso, dunque, che i lavoratori con Legge 104 con stipendio alto possono accettare per usufruire del congedo straordinario per la cura di un familiare con disabilità grave.