Pensione di invalidità: assurdo, assegni di appena 295 euro al mese, scatta la protesta per chiedere gli aumenti

Molti cittadini, purtroppo, stanno ricevendo una pensione di invalidità di soli 295 euro al mese. Per quale motivo?  

È deluso ed arrabbiato il Presidente di ANMIC, a causa dello scarso interesse da parte delle istituzioni nei confronti di coloro che si trovano in situazioni di difficoltà.

pensione di invalidità
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ANMIC è sola. È l’unica voce nel deserto a protestare per questa iniquità sociale di chi ha una pensione di invalidità parziale di 295 euro al mese in un periodo dove tutto aumenta. Benzina, beni di prima necessità, energia. Come si può vivere con quella cifra?”. Con queste durissime parole, il prof. Nazaro PaganoPresidente nazionale di ANMIC, l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili, ha denunciato una situazione divenuta, ormai, insostenibile.

Nonostante le innumerevoli promesse da parte di esponenti politici, durante la campagna elettorale, non è ancora intervenuta alcuna modifica legislativa in merito ad un possibile aumento delle pensioni di invalidità parziale.

Il Presidente, dunque, sta portando avanti una commossa battaglia contro l’inerzia da parte di Governo, Parlamento ed associazioni. Facciamo il punto della situazione.

Pensione di invalidità: basta con le promesse

Negli ultimi mesi, l’Esecutivo ha approvato importanti provvedimenti, relativi ad indennità, Bonus edilizi e Reddito di Cittadinanza, ma nulla è stato fatto in soccorso dei fragili.

Oggi siamo ancora alla ricerca di una soluzione per chi ha una pensione di invalidità parziale. Vogliamo riconoscere un’attenzione alle persone con disabilità? Purtroppo dobbiamo sottolineare che siamo gli unici a chiedere un aumento. Tantissima gente ci telefona e ci manda messaggi. Siamo soli, abbandonati anche dalle altre associazioni”. Dall’ultimo intervento del Presidente Pagano su Radio ANMIC24, emerge tutta la disperazione per una questione che necessita di un immediato intervento.

Il Presidente si dichiara, dunque, “illuso”. A differenza degli invalidi totali, gli invalidi parziali hanno ricevuto solo piccolissimi aumenti di 2- 3 euro all’anno sull’assegno, fino al raggiungimento della quota di 295 euro. Una vera miseria, che pone l’accento, dunque, sulla necessità di una soluzione per tale categoria di soggetti.

Leggi anche: “Pensione di vecchiaia e di invalidità si possono cumulare? Ecco cosa dice la Legge“.

C’è bisogno di passare dalle parole ai fatti

Bisogna reagire dinanzi a tali ingiustizie, affinché anche i percettori di pensioni di invalidità parziali 74- 99% possano beneficiare di una somma congrua all’effettivo costo della vita. È fondamentale, in tale ottica, approvare immediatamente un aumento dell’assegno di invalidità, per tutti coloro che sono costretti a vivere con soli 295 euro al mese. Tale importo, infatti, è del tutto inadeguato se si tiene conto dei rincari dell’inflazione, dei prezzi delle materie prime, dei carburanti e dell’energia.

Si attende, intanto, l’emanazione di una Legge delega sulla disabilità che, però, tarda ad arrivare. Per tale motivo, il Presidente Pagano è deciso a continuare la sua battaglia, fino a quando anche gli invalidi parziali otterranno tutto quello che spetta loro di diritto.

Pensione di invalidità: che cos’è l’assegno mensile di invalidità civile?

L’assegno mensile di invalidità civile è una prestazione economica, erogata per 13 mensilità, richiedibile dai cittadini con un’età compresa tra i 18 ed i 67 anni ed in possesso di determinati requisiti reddituali. In particolare, per l’anno 2022, è necessario che l’interessato non abbia un reddito maggiore di 5.015,14 euro.

Ai fini del computo, però, vanno escluse le entrate derivanti dalle pensioni di guerra, le rendite INAIL e l’indennità di accompagnamento. L’ammontare dell’assegno è in continuo aggiornamento, in relazione agli indici ISTAT; per il 2022, è pari a 291,98 euro.

Ai sensi della Legge n.215 del 2021, gli invalidi parziali destinatari di tale prestazione possono anche svolgere attività lavorativa, a condizione, però, che non si superi il limite imposto per il riconoscimento della misura.

Dopo il compimento dei 67 anni di età, l’assegno mensile si tramuta in assegno sociale oppure in pensione di vecchiaia, se sussistono tutti i requisiti per quest’ultima.

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