In attesa di una riforma previdenziale strutturale il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, è intervenuto sul tema della riforma pensioni 2023.
In particolare ha chiarito che per Opzione Donna e APE sociale è prevista la conferma a fine anno. Le precisazioni in occasione della presentazione del XXI Rapporto Annuale INPS.
In tema di pensioni, l’Esecutivo sta pensando concretamente a ripetere l’esperienza di Opzione donna e Ape sociale, due agevolazioni che avrebbero registrato risultati positivi e conformi alle aspettative.
È stato il Ministro del Lavoro Andrea Orlando a parlare del futuro delle misure, accennando altresì all’ipotesi di forme di accompagnamento all’uscita dal mercato del lavoro per rafforzare meccanismi di turnover tra generazioni.
Vero è che la materia delle pensioni e della riforma della previdenza in generale è e sarà oggetto di confronto con le parti sociali. Ma appunto, con riferimento a queste due misure, si registra un punto di approdo. Infatti, con la scadenza di “Opzione donna” e “Ape sociale”, “si renderà necessario procedere al loro rinnovo perché hanno ottenuto buoni risultati” – queste le parole del Ministro alla presentazione dell’ultimo rapporto annuale Inps.
Vediamo allora che cosa potrebbe succedere nel 2023 e quali altri temi sono invece molto più dibattuti sul fronte pensionistico.
Opzione Donna e APE sociale: proroga 2023 assai probabile
Insomma i due pilastri fermi del prepensionamento, caratterizzati da requisiti agevolati rispetto a quelli ordinari della pensione di vecchiaia e anticipata, sarebbero di nuovo confermati – dopo l’ultima proroga già disposta per il 2022.
Vero è che nel corso degli anni, i vari Governi che si sono alternati hanno inteso ammorbidire il quadro delle norme sulle pensioni. Lo hanno fatto prevedendo meccanismi – per specifici lavoratori e con requisiti ad hoc – più agevoli per il pensionamento e dunque l’uscita definitiva dal mondo del lavoro. L’obiettivo è stato infatti finora quello di evitare l’applicazione ‘a tappeto’ della Fornero.
Grazie alla probabile conferma della proroga di Opzione Donna e APE sociale, abbiamo dunque direttamente coinvolte le lavoratrici della classe 1964 (1963 le autonome) che raggiungono i 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2022. Mentre per l’APE sociale, il focus è sui lavoratori e lavoratrici che matureranno i 63 anni e i 30/36 anni di contributi tra il primo gennaio ed il 31 dicembre del prossimo anno.
Previdenza complementare, salari, flessibilità in uscita: il dibattito è aperto
Ovviamente non è finita qui. Non solo Opzione Donna e APE sociale ma tanti i temi sul tavolo che debbono essere vagliati e discussi. Per il Ministro Orlando è anche doveroso allargare la platea dei beneficiari della pensione anticipata per i lavori gravosi. Possibile anche la riduzione dell’orario di lavoro.
Molto delicato è invece il tema del superamento delle misure temporanee per la flessibilità in uscita (vale a dire Quota 102 che ha preso il posto di Quota 100) e di quali modalità dare ad una sorta di ‘flessibilità a regime’. In questo periodo si ragiona sul possibile pensionamento anticipato a 63 o 64 anni con un possibile ricalcolo contributivo o l’introduzione di una penalizzazione legata a quanto si anticipa l’uscita dal mondo del lavoro, rispetto a quanto previsto dalle norme Fornero. Ma per il momento restiamo sul terreno delle ipotesi e dei progetti, non essendovi nulla di concreto.
Vero è che la flessibilità rappresenta tuttora uno scoglio per l’ampia distanza tra il governo (che vorrebbe una ipotesi di adesione al contributivo per tutti) e i sindacati (preoccupati dal non dare l’ok ad una riforma previdenziale che danneggi la rendita previdenziale). Insomma, come si può notare il ‘cantiere previdenza’ è tuttora aperto e ricco di spunti di discussione.
Il rilancio della previdenza complementare è un altro obiettivo
Ma il Ministro del Lavoro, nel corso del suo intervento alla presentazione del XXI Rapporto Annuale INPS, ha evidenziato altresì l’importanza del ruolo della previdenza integrativa per garantire un futuro solido a chi oggi sta pagando i contributi per la pensione di domani. Anzi secondo Orlando il sistema della previdenza integrativa dovrà essere riveduto e corretto sulla scorta della situazione sociale instabile e del livello salariale basso.
Si parla infatti di un rilancio della previdenza complementare, ricorrendo alla regola del silenzio assenso per l’adesione ai fondi. E non a caso in questo periodo si discute molto anche di salario minimo, a conferma dell’intreccio fortissimo tra pensioni e lavoro e della necessità di intervenire su più fronti.