Lavorare di notte non è certamente facile, ma può permettere di raggiungere prima la tanto agognata pensione.
Un Lettore pone la seguente domanda “Il personale sanitario impiegato su turni notturni di 12 ore, come da legge n. 67 del 21/4/2011 ha diritto alla rivalutazione del 50% per il raggiungimento del numero delle notti annuali? Grazie”
Vediamo se per il personale sanitario, ma più in generale per tutti i lavoratori che fanno turni notturni, spetta qualche beneficio dal punto di vista economico e dal punto di vista pensionistico per cercare di compensare i sacrifici che fa chi si trova in questa situazione, soprattutto dal punto di vista familiare.
Lavoro notturno: le regole
Il lavoro notturno è una particolare tipologia di lavoro contraddistinta da una precisa fascia oraria che va dalle 24:00 alle 5:00 del mattino.
Si tratta di un lavoro che, generalmente, viene retribuito maggiormente rispetto al lavoro diurno e dà la possibilità di accedere alla pensione in anticipo, in quanto tale modalità di lavoro viene considerata “usurante” .
Per tale ragione il datore di lavoro è obbligato per legge a controllare periodicamente lo stato psicofisico dei lavoratori dipendenti che lavorano di notte in quanto lavorare in questa modalità può comportare scompensi e problemi di salute.
Anche per questo non tutti i lavoratori possono svolgere il lavoro in orario notturno. Sono infatti esclusi i soggetti più fragili, ossia i minori di 18 anni, donne gestanti, lavoratori che hanno a carico un soggetto con grave handicap ai sensi della Legge n. 104/1992, oppure genitori che assistono bambini con età inferiore a tre anni.
Chi svolge un lavoro notturno consegue una maggiorazione del 50% ai fini del raggiungimento del numero di notti annue necessarie per il pensionamento con le quote di cui al D.Lgs n. 67/2011.
Lavoro di notte: come si calcola l’età per andare in pensione?
Se il lavoro notturno è stato prestato per più di 77 giorni l’anno è possibile andare in pensione all’età di 61 anni e 7 mesi unitamente ad almeno 35 anni di contributi.
Nel caso in cui il numero di giornate annue lavorate sia stato pari da 72 a 77 si può andare in pensione a 62 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi.
Se invece il numero di giornate annue è compreso tra 64 e 71 si può andare in pensione ad almeno 63 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi.