I furbetti dei permessi della Legge 104 non potranno fare il loro gioco a lungo. I datori di lavoro possono mettere in atto controlli dalle pesanti conseguenze.
Le conseguenze per chi usa i permessi della Legge 104 in maniera illegittima sono di natura disciplinare, economica e penale.
Le persone con disabilità e i caregiver possono ottenere agevolazioni di varia natura tra cui i permessi dal lavoro. L’INPS consente ai titolari di Legge 104 di assentarsi dal luogo del lavoro per tre giorni al mese usufruibili anche a ore. A richiedere i permessi sono esclusivamente i lavoratori maggiorenni disabili gravi e i familiari della persona con handicap grave. Nello specifico, i caregiver sono il coniuge, la parte dell’unione civile, il convivente, i parenti e affini fino al 2° grado. Al momento la normativa stabilisce che un solo lavoratore caregiver può usufruire dei permessi ma una modifica alla Legge sta per stabilire l’alternatività tra più familiari. In ogni caso, chiunque richieda i permessi dovrà utilizzare l’assenza dal lavoro per svolgere specifiche attività di assistenza alla persona con handicap. Il disabile, dal canto suo, dovrà assentarsi per svolgere visite mediche, riabilitazione e cure. Chi viola le direttive pagherà care le conseguenze delle proprie azioni.
Cosa comporta la richiesta di un permesso sul lavoro
I caregiver possono richiedere i permessi unicamente per assistere il familiare con handicap grave. Ciò significa che durante le ore o le giornate di permesso non possono sbrigare faccende personali, andare ad una festa, passare una giornata al mare o recarsi all’università . La richiesta del permesso presuppone un impegno con il soggetto invalido, per la sua cura e assistenza. Da qui il via a numerosi licenziamenti per la violazione della normativa.
La Cassazione, in realtà , ha allargato i paletti del termine “assistenza” stabilendo che non si tratta unicamente dell’accudimento della persona con handicap. Il caregiver può svolgere attività non strettamente connesse alla cura del familiare. Parliamo del fare la spesa, dell’andare in farmacia o al Bancomat per prelevare contanti. Detto questo, il datore di lavoro ha la facoltà di controllare il dipendente per verificare se i permessi vengono sfruttati per la finalità giustificata.
I furbetti dei permessi della Legge 104 passeranno momenti difficili
Il datore di lavoro può controllare il dipendente grazie al potere direttivo di cui è investito. Ciò significa che è libero di verificare che l’attività svolta dal lavoratore non leda il patrimonio aziendale e che segua le indicazioni imposte. La supervisione può essere svolta sia dal datore di lavoro stesso che dal personale di vigilanza, da guardie giurate o da personale esterno come le agenzie investigative.
La sentenza della Cassazione numero 6174 del 1° marzo 2019, poi, stabilisce che i controlli sono legittimi se finalizzati a verificare i comportamenti del dipendente perché ipoteticamente di rilevanza penale. Il sospetto di attività di frode o danno per l’azienda può giustificare, dunque, la supervisione del datore di lavoro. Chi abusa dei permessi della Legge 104 rischia, nello specifico, di incorrere in gravi conseguenze.
Le conseguenze per i furbetti
Al furbetto che viola le direttive sui permessi della Legge 104 rischia di incorrere nella responsabilità disciplinare. Nei casi più gravi si può arrivare al licenziamento per giusta causa senza dover rispettare il periodo di preavviso. Il datore di lavoro, poi, può chiedere il risarcimento dei danni al dipendente per le disfunzioni organizzative causate dall’assenza. Il lavoratore dovrà , inoltre, restituire gli importi all’INPS e rischia di incorrere nella responsabilità penale per reato di truffa e false dichiarazioni.