Il ritorno alla Legge Fornero è l’ipotesi più plausibile dopo la crisi di Governo. I lavoratori sono stati delusi per l’ennesima volta.
La Riforma delle pensioni potrebbe fare passi indietro invece che un passo verso la rivoluzione tanto attesa dai lavoratori.
Ci ritroviamo nuovamente a parlare di un’ennesima delusione a cui molto probabilmente andranno incontro i lavoratori. Dietro l’annunciata riforma delle pensioni ci stavano grandi aspettative per un miglioramento dello scivolo d’uscita dal mondo del lavoro. Le ipotesi giunte fino ad oggi – seppure ancora nel piano delle idee – rappresentavano la possibile rivoluzione di un sistema che non piace ai cittadini, quello contributivo. Mesi di lavoro avrebbero potuto portare, poi, novità interessanti che si sarebbero potute trasformare in realtà con la Legge di Bilancio 2023. Sono bastati pochi giorni, invece, per mandare in fumo le speranze dei lavoratori. La crisi di Governo causata da chi non ha imparato da bambino a contare fino a dieci prima di parlare fa temere che l’incontro tra sindacato e Governo previsto per fine luglio non ci sarà o, comunque, non andrà come desiderato.
Ritorno alla Legge Fornero, l’incubo riappare
La riapertura del tavolo di lavoro tra sindacati ed esecutivo per discutere della riforma delle pensioni è a rischio. L’intento sarebbe dovuto essere quello di elaborare un sistema più vantaggioso per i lavoratori prossimi alla pensioni che si discostasse dalla legge Fornero. Il prossimo 31 dicembre Quota 102 smetterà di esistere e non si sa quale sistema raccoglierà la sua eredità. In questi giorni, poi, è cresciuta l’aspettativa verso la conferma dell’APE Sociale e di Opzione Donna ma ora i dubbi riemergono prepotenti non conoscendo le conseguenza della crisi di Governo.
Le parole di Orlando che garantivano, solo pochi giorni fa, la proroga delle due misure varranno ancora qualcosa con la caduta del Governo? Le previsioni danno risposta affermativa mentre le certezze vacillano con riferimento alla maggiore flessibilità in uscita promessa agli altri lavoratori. La possibilità di un ritorno totale alla Legge Fornero, messa in un angolo ma mai cancellata, sembra sempre più reale.
La reazione dei sindacati quale sarà?
I sindacati accetteranno una sconfitta o lotteranno per far valere i diritti dei lavoratori? Domenico Proietti di UIL ha annunciato che si continuerà a combattere nonostante la situazione sia diventata estremamente complicata da gestire. Il pressing – come lo definisce Proietti – crescerà indipendentemente dal Governo che si avrà davanti. L’obiettivo è far comprendere all’esecutivo come uno scivolo flessibile sia vantaggioso soprattutto in termini di ricambio generazionale.
I 62 anni di età o i 41 anni di contributi sono il limite da considerare per permettere ai lavoratori di potersi finalmente riposare soprattutto se il lavoro svolto richiede una prestanza fisica o uno sforzo mentale notevole. Urge, dunque, una vera riforma delle pensioni che sia realmente vantaggiosa per i cittadini. Da non dimenticare, poi, anche la questione dell’importo dell’assegno pensionistico che con il solo calcolo contributivo porterà alla fame tanti futuri pensionati.