Più cattivi col caldo? Il clima influisce davvero sul nostro umore, ecco perché e come rimediare

Lo sapevamo già, che “diventiamo più cattivi col caldo”. Ma adesso la Scienza conferma e ci suggerisce come mitigare il fenomeno.

In queste giornate di caldo incessante e prolungato, molto probabilmente siamo tutti più nervosi. Lo si vede anche nelle piccole attività quotidiane.

cattivi col caldo
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Alzi la mano chi, col Solleone, non si è sentito più “intollerante” verso gli altri. Quando fa caldo, abbiamo meno pazienza, tendiamo a innervosirci maggiormente. A volte, il fenomeno aumenta e causa vere e proprie liti o manifestazioni di aggressività “gratuita”.

L’esempio più lampante potrebbe essere il traffico. In coda, con le temperature vicine ai 40 gradi, cominciamo a suonare il clacson, come se ciò bastasse a risolvere i problemi. Oppure quando ad una partita di calcio il nostro tifo diventa “fanatico” e volano anche offese verso il malcapitato di turno.

Certo l’aggressività è una caratteristica che in alcuni soggetti è più spiccata, ma sembra proprio che d’estate aumenti anche in quelli più calmi. Ecco cosa dice la scienza in merito, che ci dà anche qualche suggerimento per rimediare a questo disagio.

Più cattivi col caldo? Il clima influisce davvero sul nostro umore, ecco perché

Esistono diversi studi che dimostrano come il caldo eccessivo modifichi i nostri comportamenti. La spiegazione al fenomeno è abbastanza semplice, ma ciò non significa che vada considerata superflua. Anzi, possiamo fare in modo di migliorare il nostro stato di salute, e dunque diventare meno aggressivi durante le stagioni più calde.

In America, ad esempio, è stato dimostrato che se fa troppo caldo i Giudici dei Tribunali tendono a rigettare o a rimandare i ricorsi. I casi di violenza aumentano quando le temperature diventano eccessive. Il motivo di tanta aggressività risiederebbe nello stress. In America ma ovviamente in tutti i Paesi del mondo, come il nostro, dove le temperature possono arrivare molto in alto sulla colonnina.

Quando una persona è stressata, attua dei meccanismi di difesa. Il caldo torrido non è pericoloso di giorno, ma di notte. Infatti, in estate, dormiamo meno, un po’ per il disagio ma anche per una minore produzione di Melatonina. Che avviene perché ci sono più ore di luce. Lo squilibrio generale porta a dormire peggio. Il giorno dopo, semplicemente, siamo più nervosi. Immaginiamo i livelli a cui possiamo arrivare se non dormiamo bene per tante notti di fila.

Più stress e meno sonno sono un mix “micidiale” per il nostro umore. Se ci pensiamo bene, in inverno succede la cosa opposta. Spesso, nelle lunghissime giornate grigie e piovose tendiamo a manifestare piccoli stati depressivi.

Come rimediare alla “rabbia” con pochi e semplici accorgimenti

Per prima cosa, siccome un buon sonno ristoratore è necessario a mantenerci sereni e calmi, dobbiamo dormire bene. Se durante la notte non succede, per tutti i motivi sopra citati, abbiamo l’opportunità di recuperare il giorno successivo. Basta un sonnellino di mezz’ora, magari da fare nelle ore più calde. Il nostro organismo recupererà le energie e quindi la “calma”.

Possiamo anche intervenire sull’alimentazione. Quando fa caldo è meglio preferire cibi freschi e salutari, come frutta e verdura. Che contengono preziosi sali minerali che sudando vengono dispersi maggiormente. Bisogna anche bere molta acqua per reintegrare i liquidi e ovviamente evitare le bevande che ci disidratano. Come alcol e bibite zuccherate.

Meglio evitare cibi pesanti, come fritture e grigliate, soprattutto la sera. La digestione impegnativa può contrastare la riuscita di un buon sonno. Gli esperti consigliano di non mangiare cibi raffinati e di non “rimpinzarsi”. Il consiglio è anche quello di aumentare il numero dei pasti, e farne più spesso ma con meno cibo e alimenti più leggeri.

(le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)

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