Lavoro, è il momento di dire addio: come andare in pensione oggi

Dire basta al lavoro pur non avendo maturato i requisiti della pensione di vecchiaia, quali sono le alternative possibili?

Pur di voler lasciare il mondo del lavoro, tanti cittadini sono disposti ad accettare compromessi per dedicarsi al meritato lavoro.

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Lavorare una vita per uno stipendio e per pagare le spese mensili senza finire in bancarotta. Il vero “lavoro” dovrebbe entusiasmare, rendere indipendenti, garantire lo svago al momento giusto e permettere di godere dei meritati periodi di relax. In un mondo ideale questa sarebbe la realtà per tutti i lavoratori ma qui, in Italia, nel 2022, portare avanti la propria occupazione per tutta la vita significa tanti sacrifici. Per l’ambiente poco sano, per il tempo tolto alla famiglia, per le passioni nel cassetto o per i sogni mai realizzati; tanti motivi per dire basta e andare in pensione.

Per ottenere la “giusta”  ricompensa per il lavoro svolto – gli assegni pensionistici in Italia sono bassi in relazione al costo della vita – occorre attendere di soddisfare i requisiti per la pensione di vecchiaia. Parliamo di 67 anni di età e 20 di contributi. In alternativa si può optare per la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi. Se nessuna di queste condizioni è soddisfatta, cosa si può fare?

Stop al lavoro, le strade che portano alla pensione

Ad oggi, chi ha maturato 41 anni di contribuiti può andare in pensione soddisfacendo alcune condizioni. Occorrerà far parte della categoria dei lavoratori precoci che hanno versato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni oppure appartenete alla categoria dei fragili. Sono inclusi i disoccupati di lunga durata, gli invalidi con percentuale di inabilità superiore al 74%, i caregiver che si occupano di una persona con disabilità e chi svolge una mansione usurante.

Una seconda strada può essere percorsa da chi fa interamente parte del sistema di calcolo contributivo. Parliamo di chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 1° gennaio 1996. Basteranno 20 anni di contributi e 64 anni di età per accedere alla pensione. Condizione necessaria è aver maturato un assegno pensionistico pari almeno a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale ossia 1.310,70 euro. Stessa età, 64 anni, per accedere a Quota 102 con 38 anni di contributi versati. La misura scadrà il prossimo 31 dicembre 2022.

APE Sociale e Opzione Donna

Continuiamo con le strade di uscita dal mondo del lavoro con l’APE Sociale, il sistema che si rivolge a chi svolge mansioni usuranti, disoccupati, caregiver e invalidi. I primi possono andare in pensione con 36 anni di contributi, le altre categorie con 30 anni di versamenti. L’età di uscita è di 63 anni ma si otterrà solamente una quota della pensione. Per ottenere mensilmente l’importo totale occorrerà attendere il raggiungimento dei 67 anni. Si attende una proroga di questa misura per il 2023 ma nulla è ancora definito.

In scadenza anche Opzione Donna, soluzione per le lavoratrici che desiderano andare in pensione a 58 anni se dipendenti e 59 se autonome. Dovranno accettare una decurtazione sull’assegno pensionistico dato che il sistema i calcolo sarà puramente contributivo. Condizione necessaria, poi, è aver maturato 35 anni di contributi. Rientrano tra le beneficiarie le lavoratrici che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021. La platea si allargherebbe con un eventuale proroga della misura.

Se non  si hanno contributi sufficienti come lasciare il mondo del lavoro?

Chi ha raggiunto i 67 anni di età ma non il numero di contributi sufficienti per andare in pensione si può valutare l’opzione dell’assegno sociale. La misura si rivolge a chi versa in situazioni economiche precarie (reddito individuale inferiore a 6.085,43 euro). L’importo massimo erogato mensilmente è di 468,11 euro nel 2022 per 13 mensilità e spetta unicamente a chi ha reddito zero.

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