I lavoratori che sperano di andare in pensione prima dei 66 anni nel 2023 non devono disperare. Le strade da percorrere al vaglio del nuovo Governo.
In pochi mesi il nuovo Governo dovrà creare una Riforma delle Pensioni soddisfacente per i lavoratori. Cerchiamo di conoscere le possibili alternative.
Nel momento della caduta del Governo si sono infranti i sogni di tanti lavoratori che già progettavano la festa di pensionamento nel 2023. Con lo scioglimento delle Camere, infatti, tutte le ipotesi avanzate nei mesi scorsi sono sfumate al vento. Il nuovo Governo dovrà iniziare da zero per ideare gli scivoli dal mondo del lavoro alla pensione in un tempo ridotto. Entro la fine di dicembre, l’esecutivo dovrà informare i cittadini sulle modalità di pensionamento a partire dal 1° gennaio 2023. Il timore dei lavoratori è il ritorno della Legge Fornero “pura” che significherebbe attendere i 67 anni per raggiungere il traguardo del meritato riposo (oppure 42 anni e 10 mesi di contributi versanti, uno in meno per le donne). Fortunatamente sembrerebbe che i partiti stiano vagliando altre possibilità almeno secondo quanto detto in queste prime fasi della campagna elettorale.
Pensione nel 2023, quali le possibilità ?
La campagna elettorale è iniziata e ogni partito presenterà un bel progetto per aiutare la popolazione e l’Italia. Tra i punti centrali del teatrino ci sarà la Riforma delle Pensioni, argomento di rilevante importanza per i lavoratori. Gli italiani hanno già ascoltato le prime promesse di difficile realizzazione come le pensioni minime alzate a 1.000 euro proposte da Berlusconi. La risposta di De Luca ha sottolineato l’assurdità di quanto promesso rilanciando con pensioni minime da 1.500 euro e colazione gratis per i pensionati. Insomma, come già detto, il teatrino è iniziato ma ciò che più conta per i cittadini è scongiurare il ritorno della Legge Fornero.
Il traguardo dei 67 anni è troppo lontano soprattutto per alcune categorie di lavoratori che svolgono attività pesanti che dopo i 60 anni sono difficili da portare avanti. Da qui l’intenzione di molti partiti di trovare escamotage che facilitino l’accesso alla pensione anticipata senza incidere troppo sull’assegno pensionistico.
Le soluzioni partito per partito
Il Movimento 5Stelle propone il raggiungimento della pensione di vecchiaia a 67 anni con la possibilità di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro a 63/64 anni. Le condizioni sono il ricalcolo totalmente contributivo accettando una penalizzazione per ogni anno anticipato o l’erogazione dell’assegno in due tempi; un allungamento della lista dell’APE Sociale per includere più lavoratori e il rinnovo di Opzione Donna. Il partito è, poi, favorevole alla pensione di garanzia per i giovani e al riscatto gratuito della laurea per avvicinare il momento della pensione.
Il PD, dal canto suo, spinge parecchio sulla proroga dell’APE Sociale e di Opzione Donna con un allargamento della platea dei beneficiari. Si aggiunge, poi, l’interesse per la garanzia giovani in modo tale da allontanare le penalizzazioni per chi ha cominciato a versare contributi dopo il 1996. Il sistema contributivo, infatti, comporta solamente un allungamento dell’età pensionabile e assegni più bassi.
Tra le altre proposte citiamo Quota 41 per tutti i lavoratori da parte della Lega (proposta economicamente poco realizzabile). A favore dell’uscita a 67 anni, invece, Forza Italia che spinge sull’aumento delle retribuzioni, Azione e Italia Viva.