L’aumento delle pensioni estromette una categoria che non ha bisogno di penalizzazioni. Nessuna spiegazione giunge al riguardo.
Mentre si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Aiuti ci si interroga sui motivi alla base di una importante esclusione.
Un colpo di scena crea ancora più imbarazzo sulla rivalutazione anticipata delle pensioni decisa dal Decreto Aiuti Bis. Come se non bastassero gli importi irrisori della perequazione del 2% e del conguaglio dello 0,2%, gli invalidi sono stati esclusi dall’intervento. Chi riceve trattamenti assistenziali rimarrà fuori dal ricalcolo della prestazione per poter affrontare l’inflazione. Tra poche ore ne avremo la certezza ma l’indiscrezione è più che attendibile. Gli assegni sociali e gli assegni per l’invalidità civile non verranno rivalutati se non prima di gennaio 2023. Per quanto sembri strano, gli interventi di aiuto alla popolazione non hanno incluso una tra le categorie economicamente più deboli.
Aumento delle pensioni, gli invalidi sono i grandi esclusi
I percettori di assegni sociali e assegni di invalidità civile sono soggetti fragili e spesso vivono con trattamenti assistenziali al di sotto della soglia di povertà. Rappresentano una delle categorie che necessita di maggior aiuto da parte dello Stato eppure sono i grandi esclusi dall’aumento delle pensioni. A conti fatti non perdono grandi somme. La rivalutazione del 2% che arriva al 2,2% con il conguaglio dello 0,2% consente cifre aggiuntive sul cedolino equiparabili ad una pagliacciata se non fossero irriverenti nei confronti dei cittadini.
Come può aiutare a combattere l’inflazione un aumento di 10 euro sulla pensione minima, di 20 euro su mille euro di assegno per arrivare ad un massimo di circa 55 euro su una pensione di 2.692 euro? Se anche l’assegno sociale rientrasse tra i trattamenti rivalutati passerebbe per gli ultimi tre mesi del 2022 da 468 a 478 euro. Un cambiamento inadeguato e ridicolo ma per quale motivo non concederlo come agli altri pensionati? Forse perché verrà concessa la proroga del Bonus 200 euro? No, non è questo – purtroppo – il motivo.
Come si è caduti nel ridicolo?
La supposizione alla base della spiegazione del perché di un aumento insoddisfacente delle pensioni prende in considerazione la valutazione iniziale sbagliata dell’esecutivo. Le promesse si sono scontrate con la realtà, con i conti calcolatrice alla mano che hanno evidenziato come i costi della rivalutazione con l’ipotetica percentuale iniziale (del 7%) non sarebbero stati affrontabili. Almeno non in contemporanea con gli aumenti in busta paga, anche in questo caso non soddisfacenti.
Se i soldi non ci sono a sufficienza è comprensibile che gli aiuti risultino minimi ma la domanda è sempre la stessa, perché non si è preferito aiutare in primis le categorie più fragili? Forse non sono consumatori attivi e non incidono efficacemente sulla ripresa dell’economia? In conclusione, sarebbe necessario – forse – sfruttare quei soldi che ci sono per interventi più produttivi.