Stipendi e pensioni, gli aumenti per fasce di reddito: preparatevi all’inaspettato

Gli importi di stipendi e pensioni sono pronti a cambiare. Scopriamo quanto spetta in base alla fascia reddituale di appartenenza.

Dal proprio guadagno dipenderà l’aumento in busta paga o sul cedolino della pensione deciso dal Decreto Aiuti Bis.

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A breve il Decreto Aiuti Bis verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e i giochi saranno fatti. Non c’è più spazio per ipotesi e speranze, questo è il momento della verità. Una verità che risulterà per lavoratori e pensionati amara dopo aver scoperto gli importi degli aumenti in busta paga e nel cedolino della pensione. Per chi non ne fosse ancora al corrente, con il Dl Aiuti l’esecutivo ha stabilito un nuovo taglio del cuneo fiscale per i dipendenti e la rivalutazione anticipata delle pensioni. Il primo intervento prevede uno sconto contributivo dell’1,2% aggiuntivo rispetto allo 0,8% già applicato da gennaio 2022. La seconda misura, invece, fissa il tasso di perequazione al 2% a cui si aggiunge un conguaglio dello 0,2%. Entrambi i provvedimenti sono stati messi in atto per sostenere i cittadini (o almeno una parte di essi) nella lotta all’inflazione.

Stipendi, aumenti per fasce di reddito

Obiettivo nobile voler aiutare economicamente i cittadini in un periodo di rincari ma, purtroppo, le misure attuate non aiutano a raggiungerlo. Lo sgravio contributivo del 2% (0,8 sommato al nuovo 1,2%) serve per aggiungere cifre irrilevanti in busta paga. Iniziamo da un lavoratore con retribuzione imponibile mensile di 227 euro. L’aumento sarà di 2,72 euro al mese per un totale di 16,32 euro nel semestre. Una retribuzione di 660 euro comporterà un aumento di 7,92 euro al mese (47,52 euro nel semestre) mentre salendo a 1.065 euro l’aumento sarà di 12,78 euro (76,68 euro nel semestre.

I lavoratori con stipendi pari a 1.497 euro riceveranno un incremento di 17,96 euro (107,76 euro in sei mesi). Se la retribuzione è di 1,909 euro l’aumento sarà di 22,90 euro lordi al mese (137,40 euro in sei mesi) mentre con uno stipendio di 2.300 euro la maggiorazione sarà di 27,66 euro mensili (165,96 euro in un semestre). Infine, se lo stipendio tocca il limite massimo, 2.692 euro, l’aumento sarà di 32,30 euro al mese per un totale di 193,82 euro in sei mesi.

Stessi incrementi irrisori per le pensioni?

Come già detto, gli aumenti per le pensioni saranno pari al 2,2% dell’importo percepito. A differenza del taglio del cuneo fiscale, la rivalutazione sarà applicata solo alle pensioni degli ultimi tre mesi dell’anno. In un trimestre una pensione di 500 euro aumenterà di 42 euro lordi; salendo a 1.000 euro l’aumento sarà di 84 euro lordi in tre mesi; arrivando fino a 2 mila euro l’incremento sarà di 168 euro lordi in tre mesi mentre con un assegno pensionistico di 2.500 euro si noterà un aumento di 201,21 euro nel trimestre conclusivo del 2022. Tutte le cifre citate rappresentano la somma degli aumenti legati alla rivalutazione e al conguaglio e non includono la tredicesima.

Da ricordare, poi, che rimangono esclusi dalla misura gli invalidi civili e i percettori di assegni sociali. Che senso hanno, dunque, gli interventi dell’esecutivo? Non aiutano i cittadini economicamente più deboli e non risolvono nemmeno in piccola parte i problemi dell’inflazione. Il sottosegretario della Cgil Landini definisce gli aumenti un’elemosina e difficilmente potrà essere smentito.

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