Stop a stipendi e pensioni sotto i mille euro: il 2023 sarà l’anno della svolta?

Gli stipendi e le pensioni sotto i mille euro non garantiscono ai cittadini una vita dignitosa. Le cose devono cambiare e il 2023 potrebbe essere l’anno della svolta.

Avere retribuzioni e pensioni sotto i 1.000 euro sarà solo un lontano ricordo nel 2023? C’è chi lo promette ma i cittadini sono increduli.

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Gli italiani spesso si trovano su posizioni differenti, esprimono opinioni discordi e fanno fatica ad ascoltare pareri diversi dai propri. Su una questione, però, tutti si trovano d’accordo. Gli stipendi e le pensioni in Italia sono troppo bassi. Rispetto ad altre nazioni europee gli importi erogati mensilmente risultano insufficienti per vivere una vita dignitosa. Il problema, poi, non è solamente delle singole famiglie o imprese ma dell’economica in generale. Se i soldi mancano l’economica non gira e la ripresa per l’Italia sarà più lunga e complicata. Il Governo di uno Stato civile non può lasciare un alto numero di cittadini in prossimità della soglia di povertà. Servono interventi efficaci volti all’aumento di stipendi e pensioni – il taglio del cuneo fiscale e la rivalutazione anticipata delle pensioni non lo sono – ma soprattutto che siano realizzabili.

Stipendi e pensioni, mai più sotto i mille euro

L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha reso noti alcuni dati che sottolineano come gli importi di retribuzioni e degli assegni pensionistici siano bassi. La somma percepita non vale il lavoro svolto e non garantisce una vecchiaia serena. Basti pensare che un lavoratore su quattro percepisce uno stipendio inferiore alla ricarica mensile del Reddito di Cittadinanza. Una situazione surreale che provoca una serie di reazioni a catena non vantaggiose per la nostra penisola. Per non parlare, poi, dei trattamenti pensionistici con numerose persone che vivono grazie alla pensione minima di 524 euro. Proprio con riferimento a questo dato, si fa avanti Forza Italia con la proposta di innalzare a 1.000 euro le pensioni minimi e gli stipendi. Berlusconi ha riferito questa intenzione all’interno della sua campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre.

La proposta in termini di fattibilità

Le intenzioni di Forze Italia sono chiare, aumentare a mille euro le pensioni minime e contemporaneamente agire sulle retribuzione degli italiani. L’obiettivo è la ripresa economica della penisola profondamente segnata prima dalla pandemia e ora dall’inflazione. Il problema da affrontare in relazione all’aumento spropositato dei prezzi è che la causa di questa salita non è interna all’Italia o all’Europa – afferma Berlusconi – ma dipende da una guerra che ha come effetto l’aumento di materie prime e dell’energia elettrica. Di conseguenza è necessario che retribuzioni e assegni pensionistici aumentino anch’esse per non provocare una perdita eccessiva del potere d’acquisto dei lavoratori e dei pensionati.

Un intento nobile ma è attuabile? In termini di fattibilità i costi per lo Stato risulterebbero onerosi a meno che non avvenga un trasferimento di fondi da una parte all’altra. L’intenzione di Fratelli d’Italia è abolire il Reddito di Cittadinanza e utilizzare le risorse per finanziare le pensioni minime di 1.000 euro. Una procedura che richiede tempo, impegno e un riassetto del mondo dell’occupazione per impiegare gli ex percettori dell’RdC.

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