Un prestito altro non è che un mutuo, dal punto di vista giuridico. Quando avviene con bonifico per dare una mano all’amico in difficoltà economiche, cosa occorre ricordare onde evitare controlli del Fisco?
In tempi di rincari, boom dell’inflazione e prezzi alle stelle non sono di certo rari i casi in cui un amico o un conoscente chieda un po’ di denaro in prestito, per fronteggiare le spese quotidiane.
Se dal punto di vista affettivo non sorgono particolari problemi, ben comprendendo le ragioni della richiesta, tuttavia occorre fare alcune doverose precisazioni dal lato giuridico.
In particolare, come va giustificato agli occhi del Fisco un prestito fatto ad un amico? Ovvero quale causale occorre riportare onde evitare controlli e verifiche da parte dell’Amministrazione finanziaria? Chiaro che la questione pratica indubbiamente sussiste, e non quando si tratti di un prestito di ridotto ammontare (ad es. 100 o 200 euro). Il problema sorge se mai quando è in gioco un ingente trasferimento di denaro: in queste circostanze, è infatti necessario servirsi di strumenti di pagamento tracciabili. Come comportarsi? Scopriamolo di seguito.
Il prestito ad un amico è un mutuo
Prima di soffermarci sul nocciolo della questione, ovvero la causale del bonifico per il versamento di denaro, ricordiamo che – dal punto di vista giuridico – un prestito in denaro è pur sempre un mutuo, vale a dire un contratto tramite il quale una persona trasferisce una certa somma a un’altra per poi riottenerla maggiorata con gli interessi. Insomma si parla di mutuo non soltanto per comprare una casa e tra cliente e banca, ma anche tra privati e per singoli trasferimenti di denaro.
Pur astrattamente previsto, nel caso del prestito tra amici non è di solito previsto il pagamento dell’interesse – in gergo si parla infatti di prestito infruttifero o a titolo gratuito e ciò per il fatto che il mutuante (ovvero la persona che presta i soldi) non consegue alcun vantaggio economico dal suo gesto.
Buona regola comunque è quella di firmare una scrittura privata sottoscritta da ambo le parti. Essa servirà come prova scritta dell’effettivo prestito e del diritto a vedersi riconsegnata la somma prestata.
Controlli Agenzia delle Entrate e prestito agli amici: cosa scrivere nella causale?
Oggi l’Amministrazione finanziaria può accedere a svariate banche dati, onde individuare possibili evasori fiscali e soggetti non in regola con il versamento delle imposte. Ebbene sì, si tratta di una raccolta dati ad hoc con le informazioni sui saldi dei conti correnti, dei conti depositi e non solo. Ogni contribuente è dunque potenzialmente senza segreti per il Fisco.
E ciò vale ovviamente anche per le operazioni tra privati: di conseguenza occorre prestare molta attenzione alla causale del bonifico, in caso di prestito tra amici. Quale occorre indicare? Ebbene, se il prestito si compie con bonifico, sarà opportuno inserire nella causale la ragione alla base del trasferimento di denaro.
Il caso tipico del prestito senza interessi, fatto a favore dell’amico, potrà contenere una causale con una dicitura come ‘prestito senza interessi‘ o anche ‘prestito infruttifero’.
Causale del bonifico e scrittura privata hanno l’identico valore?
Scrittura privata e causale del bonifico debbono essere tenute ben distinte. Infatti quest’ultima è scelta in via unilaterale da chi compie il pagamento, e il suo scopo è quello di descrivere l’operazione in gioco. Per questo motivo, può ben succedere che un privato, al fine di scappare dai controlli del Fisco, scelga di scrivere come causale ‘prestito senza interessi’ e non a titolo oneroso, quando invece lo è.
Tuttavia per chiarire come stanno realmente le cose e dunque le responsabilità, occorrerà valutare non ciò che c’è scritto nella causale, ma quello che emerge dall’accordo scritto avente data certa precedente all’operazione stessa. Al fine di acclarare la natura del prestito occorrerà così dimostrare che questo è stato conseguenza di un contratto ad hoc, in cui ambo i soggetti hanno dettagliato le condizioni di applicazione. Dal punto di vista pratico, se non emerge questo accordo, il Fisco chiederà all’interessato di dare prova del prestito gratuito. Se non vi sarà, sarà autorizzato a tassare gli interessi presunti a favore di colui che ha prestato il denaro.