È possibile andare in pensione anche se si hanno pochi contributi? La legge mette a disposizione diverse opzioni, ma bisogna soddisfare specifici requisiti.
Per smettere di lavorare, i contribuenti devono soddisfare specifici requisiti anagrafici e contributivi; tuttavia, non tutti conoscono i vari metodi a disposizione per accedere al pensionamento.
Uno degli aspetti su cui, forse, i lavoratori nutrono maggiori dubbi riguarda la possibilità di andare in pensione anche se si hanno pochi contributi. Il nostro sistema previdenziale, infatti, stabilisce che, per usufruire della pensione di vecchiaia, bisogna possedere almeno 20 anni di versamenti.
Allo stesso tempo, vi sono degli strumenti che consentono di ottenere la pensione anche con un’anzianità contributiva inferiore. Ad esempio, c’è l’Assegno Sociale, accordato in caso di difficoltà economiche, o la pensione di reversibilità o, ancora, la possibilità di iscriversi al Fondo Casalinghe.
I metodi, dunque, sono diversi. Analizziamoli nel dettaglio, con particolare attenzione ai presupposti richiesti per la loro fruizione.
Pensione con meno di 20 anni di contributi: è consentita?
Coloro che, nell’arco dell’intera vita lavorativa, non hanno maturato 20 anni di contributi, possono, comunque, ricevere una pensione minima. La legge, infatti, consente il versamento dei cd. contributi volontari ai lavoratori che soddisfano tali requisiti:
- possiedono almeno 5 anni di contributi;
- hanno almeno 3 anni di contribuzione, nei 5 antecedenti alla presentazione della domanda.
Ma anche i lavoratori che non hanno versato contributi possono ottenere l’assegno pensionistico. In che modo? Per questi soggetti, il legislatore ha previsto l’erogazione dell’Assegno Sociale. Bisogna, tuttavia, possedere anche altri attributi:
- residenza stabile e continuativa in Italia da almeno 10 anni;
- 67 anni di età;
- un reddito non maggiore di 6.085,43 euro (se non coniugati) o di 12.170,86 euro (se coniugati).
Chi possiede i suddetti requisiti, ha a disposizione anche un’altra possibilità, la cd. pensione casalinghe. È riservata a coloro che (donne o uomini) sono iscritti al Fondo Casalinghe e vi versano i contributi autonomamente (circa 310 euro all’anno).
Congedo con 5 o 15 anni di contributi
Coloro che possiedono 15 anni di contribuzione e almeno 67 anni di età hanno la facoltà di presentare domanda di pensionamento. È necessario, però, che i contributi siano stati versati entro il 31 dicembre 1992 oppure che, entro tale termine, siano stati autorizzati al pagamento dei versamenti volontari. Inoltre, alcune Gestioni, come ex-INPDAP, ex-ENPALS e Fondo Quiescenza Poste, mettono a disposizione dei propri iscritti una serie di strumenti ulteriori.
Cosa può fare, invece, chi ha maturato soltanto 5 anni di anzianità contributiva? Può conseguire il diritto alla pensione, se è iscritto presso una Gestione INPS e ha cominciato a versare contributi a partire dal 1996.
Stiamo parlando, dunque, dei lavoratori coinvolti nel sistema contributivo puro, che hanno compiuto 71 anni di età (tale requisito anagrafico sarà in vigore fino al 31 dicembre 2022). Si tratta della cd. pensione anticipata contributiva.
I lavoratori che ne possiedono i presupposti, inoltre, possono presentare domanda per l’Assegno Ordinario d’Invalidità o per la pensione d’inabilità al lavoro, con soli 5 anni di contributi (3 dei quali versati nell’ultimo quinquennio).
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Pensione con 10 anni di contributi
Oltre agli inabili, anche i non vedenti hanno diritto a degli specifici benefici per la pensione di vecchiaia. Essi, infatti, possono conseguirla anche con soli 10 anni di contributi, versati dopo la comparsa della cecità. Oltre a tale presupposto, la legge prevede anche il possesso di:
- 51 anni di età, per le donne dipendenti;
- 56 anni di età, per gli uomini dipendenti o le donne lavoratrici autonome;
- 61 anni di età, per gli uomini lavoratori autonomi.
La disciplina normativa, inoltre, permette l’ottenimento dell’assegno pensionistico anche con meno di 10 anni di versamenti, ai non vedenti:
- uomini dipendenti, con 61 anni di età, o lavoratori autonomi, con 66 anni;
- donne dipendenti, con 56 anni di età, o lavoratrici autonome, con 61 anni.
Ulteriori possibilità con 10 anni di versamenti
Oltre alle pensioni INPS appena analizzate, ci sono anche quelle rivolte ai professionisti iscritti alle Casse professionali. Le Casse professionali, infatti, permettono di accedere alla pensione con un’anzianità contributiva minore di 10 anni. Nel dettaglio:
- CNPADC, la Cassa dei dottori commercialisti, concede l’assegno pensionistico con 62 anni di età e 5 di contribuzione (se, però, non si hanno versamenti prima del 2004);
- Cassa forense, prevede 70 anni di età e almeno 5 anni (e massimo 34) di versamenti previdenziali;
- EPAP e Cassa degli psicologi, stabilisce un minimo di 5 anni di versamenti e 65 anni di età.
Inoltre, Inarcassa, CNPADC, CIPAG, ENPACL, CNPR e Cassa Forense permettono ai propri professionisti invalidi di congedarsi al raggiungimento dei 10 anni di contribuzione.
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Assegno pensionistico con 13 anni di contribuzione
I lavoratori che hanno versato 13 anni di contributi hanno la facoltà di richiedere la pensione di vecchiaia contributiva, alla maturazione di 71 anni di età. La condizione essenziale per l’accesso a tale strumento è che il pagamento dei versamenti previdenziali deve essere avvenuto solo dopo il 31 dicembre 1995.
In alternativa, chi ha solo 13 anni di contribuzione, può optare per il pagamento volontario di quelli mancanti, per raggiungere il requisito dei 20 anni, ed usufruire, così, della pensione di vecchiaia. Questa strada è l’unica percorribile per i lavoratori che non rispettano i criteri del contributivo puro.
Bisogna, però sottolineare che, per la fruizione della pensione di vecchiaia, è necessario il possesso anche del requisito anagrafico (il raggiungimento, cioè, dei 67 anni di età); di conseguenza, il versamento volontario dei contributi mancanti è vantaggioso solo per coloro che possiedono meno di 60 anni di età.