Non solo le bollette di luce e gas ma gli aumenti riguardano anche i generi alimentari, come la carne soprattutto quella di pollo.
La carne di pollo è una delle carni più consumate e amate dagli italiani perché è un alimento buona da mangiare e che si presta a tante preparazioni diverse.
Al forno, bollito, alla diavola, in padella a prescindere dalla tipologia di ricetta in cui è cucinato il pollo piace a molti. Attenzione, però, perché è proprio questa la carne più contaminata dalla Salmonella. Ecco però le marche più sicure secondo un test di Altroconsumo.
Carne di pollo: aumento dei prezzi esorbitante anche fino a 15 euro al chilo, ecco il perché
Come tutto attualmente anche il prezzo del pollame è aumentato in modo esorbitante. In Italia il fulcro della produzione aviaria è la provincia di Verona. Grazie anche alla soccida, ossia all’associazione di aziende che crea una catena dell’allevamento dal pulcino alla macellazione.
Ciò significa che ci sono delle grandi aziende che forniscono pulcini, mangimi, veterinari; quindi che si occupano della crescita del pulcino fino al pollo. Gli allevatori, poi si prendono cura di questi ultimi (fino alla maturazione) occupandosi del riscaldamento o raffrescamento degli ambienti.
L’aumento dei prezzi della carne di pollo è una conseguenza dell’aumento delle bollette. Infatti, il costo dell’energia elettrica, come per i privati cittadini, è aumentato anche per le aziende. Inoltre, il caldo torrido degli ultimi mesi ha comportato che gli allevamenti fossero più freschi. Quindi, come risultato bollette più salate anche fino a 39mila euro.
Zocccante: “Aumento 10 centesimi agli allevatori”
A denunciare il problema è il presidente degli allevatori avicoli di Confagricoltura Verona, Diego Zoccante, che ha chiesto alla Grande distribuzione organizzata (GDO) di dare maggiore valore economico agli allevatori. A questi infatti sono riconosciuti, per ogni animale venduto, appena 25 centesimi al chilo. Una cifra bassissima considerando che un petto di pollo al supermercato costa anche 15 euro al chilo.
Il presidente Zoccante, quindi, chiede alla GDO un aumento di 10 centesimi che potrebbero bastare per avere un minimo di guadagno. Inoltre, spiega perché i prezzi sono aumentati così tanto. Tutto parte dalla quotazione della materia prima alla Borsa merci.
Ecco cosa dice il presidente di Confagricoltura Verona in proposito: “Il tacchino vivo vale ora circa 2,10 euro al chilo: il differenziale rispetto ai 25-30 cent che ci sono saldati, va all’azienda soccidante. L’animale può essere venduto vivo, a un’altra azienda ma più spesso l’acquisto riguarda l’animale macellato“.
Inoltre, il costo dell’animale macellato (ma non selezionato) arriva a 4,5 euro al chilo. Questo è richiesto dalle gastronomie o dalle macellerie che vendono polli interi. Anche se la maggior parte di quelli tagliati e confezionati vanno alla Grande distribuzione.
La trasformazione è effettuata dalla stessa impresa che collabora con l’allevatore. Sono questi che propongono alla GDO il pollo in vaschetta seguendo le loro indicazioni. Infine, il cliente al supermercato trova la parte più nobile dell’animale, come il petto il cui costo è tra i 12 e i 15 euro al chilo. Invece, le cosce sono più “economiche, costano solo 7 euro al chilo.
Cosa accadrà alla carne italiana?
Infine, secondo Zoccante per far sì che la filiera sopravviva è necessario che si arrivi a un accordo tra le parti. Anche perché il costo dell’energia elettrica è diventato esorbitante. Sempre che non si voglia far “vincere” la concorrenza, come quella dei Paesi dell’Est che riesce a vendere la carne di pollo a un prezzo inferiore, anche perché ha una filiera più corta. Ma se ciò dovesse succedere cosa accadrebbe alla carne italiana?