Quota 41 per tutti: i retroscena della proposta della Lega

Matteo Salvini ha inserito nel suo programma elettorale anche Quota 41 per tutti, per la pensione. Tale proposta può essere attuata?

Il leader della Lega, Matteo Salvini, vuole, ad ogni costo, Quota 41 per tutti, per evitare il ritorno alla Legge Fornero.

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In base all’attuale sistema pensionistico, per andare in pensione con i soli contributi, senza tener conto del requisito anagrafico, sono necessari 42 anni e 10 mesi di versamenti (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi (per le donne). Uno degli obiettivi indicati dalla Lega nel programma presentato, in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre, è quello di introdurre il requisito dei 41 anni per tutti.

Tale meccanismo, in realtà, già opera per i cd. lavoratori precoci, cioè coloro che hanno accumulato 12 mesi di contribuzione prima dei 19 anni di età.

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Quota 41: in cosa consiste il progetto della Lega?

L’introduzione di Quota 41 per tutti permetterebbe di riformare il sistema della pensione anticipata. Sotto quest’aspetto, la Lega gode dell’appoggio dei sindacati. Questi ultimi, infatti, già durante il Governo Draghi, avevano chiesto di accelerare i tempi per la Riforma delle Pensioni e di portare proprio a 41 anni di contribuzione il requisito indispensabile per accedere alla pensione anticipata.

Tuttavia, dopo la presentazione del programma elettorale, molti italiani si sono chiesti come mai questa misura non sia già in vigore. Ovviamente, la risposta è semplice: c’è bisogno di fondi, di soldi che, attualmente, in Italia non ci sono.

Ed anche la Lega è consapevole di tale impedimento, tanto da aver previsto una penalizzazione per i lavoratori che scelgono di accedere al pensionamento con 41 anni di versamenti previdenziali.

Le reazioni alla proposta di Salvini

Anche nel 2018, tra gli obiettivi della Lega, vi era quello di eliminare la Legge Fornero e di consentire a tutti i lavoratori di smettere di lavorare al raggiungimento dei 41 anni di versamenti, a prescindere dall’età anagrafica.

Poi, però, il progetto è stato accantonato per sperimentare forme diverse di flessibilità in uscita, come Quota 100. Con il Governo di Mario Draghi, però, è stata mantenuta molta prudenza sul settore pensioni e solo in seguito alla sua caduta, Matteo Salvini ha deciso di riproporre il suo progetto originario, cioè l’intensificazione della flessibilità in uscita.

41 anni di lavoro sono abbastanza”, ha affermato; come era prevedibile, la sua posizione è stata accolta con entusiasmo dalla maggior parte dei cittadini. Inoltre, anche i sindacati sono favorevoli, perché è da tanto che si battono per il pensionamento a 62 ani di età oppure con 41 anni di contributi.

I costi della Riforma

Le intenzioni della Lega sono, senza dubbio, lodevoli e pensate nell’interesse di tutti. Tuttavia, per la concreta attuazione della Riforma non si può non considerare l’aspetto economico. C’è bisogno di soldi, per garantire la pensione a tutti i cittadini. L’introduzione di Quota 41, infatti, comporterebbe una spesa di 12 miliardi di euro in più all’anno.

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Al momento, sembra un progetto fin troppo ambizioso , perché il nostro Paese spende già 300 miliardi all’anno per pagare le pensioni ai contribuenti, in pratica il 16,7% del PIL nazionale. E le previsioni per il futuro mostrano come la cifra è destinata a salire (indipendentemente dall’attuazione del progetto di Salvini); nel 2036, infatti, dovrebbe essere impiegato circa il 17,4% del PIL.

Quota 41 per tutti: è davvero possibile?

I costi per attuare il progetto della Lega, dunque, sembrerebbero eccessivamente elevati. Ed è lo stesso partito ad averne consapevolezza. Infatti, nel disegno di Legge n.2855, presentato durante la XVIII Legislatura, era stato proposto un modo per arginare la spesa.

Nel dettaglio, il testo prevede che: “Posto che tali soggetti sono generalmente già destinatari del sistema misto di calcolo della pensione, si propone che anche tale prestazione venga liquidata integralmente con il sistema contributivo.”

In pratica, Quota 41 sembrerebbe possibile solo per i lavoratori che accettano il calcolo dell’assegno pensionistico interamente con il sistema contributivo. Il calcolo della pensione con il metodo contributivo puro, però, è altamente penalizzante, perché prevede una riduzione della somma totale spettante. Ecco, dunque, che viene disattesa la promessa di pensione anticipata per tutti.

Tuttavia, quest’ultima strada sembrerebbe essere la sola percorribile, se si vuole garantire maggiore flessibilità. E anche la Lega ne è ben consapevole.

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