Pensioni: ecco le proposte dei partiti politici, addio a Opzione donna e APE Sociale?

La riforma delle pensioni non ha vita facile in molti si chiedono cosa succederà nel 2023. Ecco i programmi dei partiti politici.

La pensione è un traguardo che molti lavoratori non vedono l’ora di raggiungere dopo tanti anni di impegni lavorativi.

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Per raggiungere però questo traguardo è necessario che si maturino determinati requisiti da un punto di vista sia anagrafico sia contributivo. In molti quindi non vedono l’ora di sapere quale sarà la sorte delle pensioni dopo il 25 settembre, giorno delle elezioni politiche.

Pensioni: ecco le proposte dei partiti politici, addio a Opzione donna e APE Sociale?

All’inizio del 2022 secondo le promesse del governo entro il 2023 il sistema delle pensioni sarebbe cambiato con una nuova riforma. In realtà è stata bloccata più volte per i cambiamenti inseriti nell’ordine del giorno dell’agenda politica. Infatti, il blocco della riforma pensionistica è stato causato prima dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina e poi dalla crisi e la relativa caduta del governo Draghi.

Di conseguenza alcune misure valide nel 2022 non hanno avuto conferma nel 2023. Quindi, potremmo dover dire addio a prestazioni come Quota 102, APE Sociale e Opzione donna.

Questa situazione però non è passata inosservata e infatti, nei programmi dei partiti politici sono inserite proposte per evitare il ritorno integrale della legge Fornero. Prima di vedere cosa propongono in merito i diversi partiti politici, ricordiamo cosa propone l’Opzione donna e APE Sociale e Quota 102.

Attualmente Opzione donna permette di lasciare il mondo del lavoro in anticipo all’età di 58-59 anni di età e 35 anni di contributi. Ma si registra un taglio dell’assegno di un terzo. Invece, l’APE Sociale è destinata ai lavoratori con mansioni gravose che possono chiedere di lasciare in anticipo il lavoro con 63 anni di età anagrafica e 36 di contributi. Permette un’indennità fino a 1.500 euro che accompagna il lavoratore fino alla pensione di vecchiaia.

Quota 102, infine, consente di lasciare il lavoro per andare in pensione anticipata con 64 anni di età e 38 anni di contributi senza penalizzazioni sull’assegno.

Ecco le proposte dei partiti politici

Ecco quali sono le proposte in merito alle pensioni e indicate nei programmi politici. Il Centrosinistra propone un’uscita dal mondo del lavoro in modalità flessibile. Uscita anticipata per coloro che hanno svolto lavori usuranti o che si prendono cura di un familiare con disabilità grave.

Invece, il Centrodestra propone un aumento non solo delle pensioni minime, ma anche di quelle sociali e di invalidità. Inoltre, l’uscita dal mondo del lavoro deve garantire un ricambio generazionale. Nello specifico, la Lega propone di optare per la Quota 41 per superare la legge Fornero. Quindi, pensione dopo aver maturato 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Inoltre, vorrebbe anche rendere strutturali (ovvero permanenti) sia APE Sociale sia Opzione donna. Invece il Partito di Giorgia Meloni vorrebbe modificare il reddito di cittadinanza per coprire le pensioni. Infine, Forza Italia vorrebbe aumentare le pensioni minime e di invalidità portandole a 1.000 euro al mese.

Il Movimento 5 stelle, invece, propone di rendere più flessibile la legge Fornero e aiutare soprattutto i giovani e le donne. E proprio a favore delle donne per ogni figlio avuto propone un bonus grazie al quale poter uscire prima dal mondo del lavoro. Anche per loro l’Opzione donna dovrebbe diventare strutturale.

Infine, a differenza degli altri, il partito di Renzi e Calenda, il Terzo Polo non hanno proposto niente per garantire un modo più flessibile per andare in pensione.

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