La maggior parte dei partiti ha inserito nel proprio programma elettorale la Riforma delle Pensioni. Ma è davvero possibile l’abolizione della Legge Fornero?
Nelle ultime settimane si è ritornato a parlare di Riforma delle Pensioni, dopo il susseguirsi di Governi interessati solo a misure sperimentali di flessibilità.
È, finalmente, arrivata l’ora di una riforma strutturale del sistema pensionistico? Per capire se vi sia o meno la necessità di un cambiamento innovativo è, innanzitutto, doveroso capire quali sono i principi che, attualmente, regolano la fine della carriera lavorativa.
Si tratta di criteri che, a distanza di 10 anni, possono ritenersi ancora validi oppure no? Su quali concetti dovrebbe, dunque, basarsi una Riforma Previdenziale strutturale, seria ed equa? In che modo può essere incrementata e tutelata la flessibilità in uscita per tutti i lavoratori?
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Procediamo con ordine ed analizziamo la questione.
Riforma Pensioni: su quali pilastri si basa la Legge Fornero?
I leader dei principali partiti politici impegnati nell’attuale campagna elettorale, in vista delle elezioni del 25 settembre, non fanno altro che parlare della necessità di aumentare gli strumenti di flessibilità in uscita. Le idee finora sperimentate, tuttavia, riguardano solo alcuni lavoratori. Quello che chiedono i cittadini, invece, è una Riforma equa, che accontenti tutti.
L’aspetto che, infatti, convince meno della Legge Fornero è proprio la mancanza di equità; le norme per il pensionamento sono ritenute troppo restrittive e, per tale motivo, si vogliono abolire. Per riformare l’attuale sistema previdenziale (che è in piedi da più di 10 anni), bisogna conoscere i principi e le regole sui quali si basa. Solo in questo modo, è possibile sostituirli con principi e regole più validi.
La Riforma delle Pensioni, inoltre, è solo un tassello di un mosaico molto più ampio che ruota tutto intorno al lavoro. Per innovare il sistema previdenziale bisogna, dunque, innovare il mercato del lavoro.
Ma quali sono le regole che hanno ispirato la Legge Fornero e dalle quali bisognerà ripartire per la futura Riforma delle Pensioni?
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Equità: in cosa consiste?
È stata la stessa Ministra Fornero a spiegare i pilastri del progetto, in occasione di una celebre Conferenza stampa svoltasi nel dicembre del 2011.
Il primo principio è quello dell’equità “entro le generazioni”, pensato per cercare di diminuire o eliminare i privilegi, le differenze tra lavoratori dal sistema pensionistico.
Un altro criterio cardine della Legge Fornero, poi, è l’applicazione di un meccanismo unitario per il calcolo della pensione. Nello specifico, tale meccanismo è quello del calcolo contributivo. Purtroppo, si tratta di un metodo che penalizza non poco il futuro pensionato, perché comporta una riduzione della somma finale dell’assegno spettante. Inoltre, applicando tale regola, chi va in pensione prima, percepisce una quota più bassa.
Età minima per la pensione
Il motivo per il quale la Legge Fornero si basa sul contributivo è quello di favorire gli incentivi al proseguimento della carriera lavorativa. In pratica, si lascia l’interessato libero di scegliere se accedere o meno al pensionamento, a partire da una determinata età minima.
Quest’ultima (che non può essere troppo bassa, in base a quanto disposto dall’Unione Europea) era stata prevista dalla Fornero a 62 anni, per le donne (con una fascia di flessibilità fino ai 70 anni), mentre a 66 anni per gli uomini. Dal 2019, però, l’età per la pensione di vecchiaia è prevista a 67 anni per tutte le categorie. Tale età, inoltre, è stata confermata anche per il biennio 2021-2022,poiché l’ISTAT non ha rilevato un aumento della speranza di vita.
L’accesso al pensionamento, infatti, avviene nel rispetto dei requisiti che vengono adeguati alla speranza della vita ogni 2 anni.
Riforma Pensioni: da dove ripartire?
Un altro principio che ha ispirato la Legge Fornero è quello della convergenza. Cosa significa? Alcune categorie che erano state privilegiate (dal punto di vista del trattamento o delle aliquote) sono confluite nel regime generale, previsto per i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. Vi è stato, quindi, qualche incremento di aliquota contributiva per i commercianti, gli artigiani, i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli.
Infine, la Fornero ha rivisto anche il sistema della pensione anticipata. Attualmente, è necessaria la maturazione di 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o di 41 anni e 10 mesi di contributi (per le donne), indipendentemente dall’età anagrafica.
La Legge Fornero, però, ha anche previsto una penalizzazione per coloro che decidono di smettere di lavorare prima dell’età minima fissata dalla legge. Nello specifico, sulla quota relativa alle anzianità contributive maturate prima del 1° gennaio 2012, si applica una riduzione percentuale uguale a 2 punti per ogni anno di anticipo. In altre parole, se con la pensione anticipata si va in pensione a 65 anni (cioè 2 anni prima rispetto ai 67 anni), si deve versare il 2% × 2,ossia il 4% di penalità sulla quota retributiva della pensione maturata prima del 1° gennaio 2012.
Alla luce di queste informazioni, le numerose proposte dei partiti, relative alla Riforma delle Pensioni e al superamento del sistema attuale, potranno essere davvero attuate?