Il prezzo del pellet indispone i consumatori che preferiscono cercare alternative che garantiscono un vero risparmio.
La corsa all’acquisto delle stufe a pellet sta subendo un drastico rallentamento. Esistono valide alternative?
Dopo l’aumento del prezzo del gas in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina e alle conseguenze delle sanzioni imposte alla Russia – Putin ha deciso di tagliare le forniture all’Europa – abbiamo assistito ad una corsa all’acquisto delle stufe a pellet. L’esigenza di rendersi autonomi dal gas, infatti, ha spinto tanti italiani a cercare soluzioni economicamente più vantaggiose anche se a fronte di una spesa iniziale importante. I bonus attivati dal Governo e l’investimento nel medio e lungo termine hanno comunque convinto i consumatori a passare al pellet. Ma, poi, la domanda ha superato l’offerta e i prezzi dei sacchi sono raddoppiati. Chi era in procinto di scegliere il pellet come sostituto del gas sta facendo, dunque, un passo indietro per valutare altre possibilità  al pari di chi ha già proceduto con l’acquisto delle stufe.
Pellet, le alternative da valutare
Solo il pellet brucia e genera calore? Certo che no però bisogna conoscere la compatibilità di altri materiali per non rischiare di rovinare la stufa. Di conseguenza, prima di prendere qualsiasi decisione sarà necessario consultare il produttore o verificare sul web le caratteristiche dell’impianto.
Le alternative economiche al pellet sono le biomasse ossia sostanze di origine organica vegetale o animale utili per produrre energie. Per riscaldare un ambiente occorre concentrarsi sugli scarti di lavorazione del legno oppure sugli scarti agricoli. Nella stufa, dunque, al posto del pellet si potrà introdurre (dopo opportune verifiche) il cippatino di legno, il nocciolino di sansa, il mais, i noccioli tritati della frutta e i gusci di frutta secca tritati.
Conosciamo meglio le biomasse
Il cippatino di legno si ricava da legno non trattato (alberi, rami, potature) sminuzzato in scaglie di 2/3 cm. Il potere calorifico varia tra i 2 e i 3,5 kWh/Kg in base alla qualità del legno. L’alternativa è ottima per il costo basso, dai 2 ai 6 euro al quintale. Lo stoccaggio, però, è parecchio ingombrante.
Passiamo al nocciolino di sansa, uno scarto della spremitura delle olive. Il potere calorifico è stimato tra i 4,5 e i 6,5 kWh/Kg con una resa migliore del pellet del 20%. I costi sono di 20/22 euro al quintale ma il reperimento è complicato. Continuiamo con il mais che una volta essiccato può essere bruciato nelle stufe a pellet. Il potere calorifico è tra i 4 e i 6 kWh/Kg e il costo è di circa 20 euro al quintale. Il suo utilizzo, però, prevede che sia mischiato sempre con un altro prodotto.
Noccioli di frutta e gusci di frutta secca, le ultime alternative al pellet
Concludiamo conoscendo la resa dei noccioli di frutta e dei gusci di frutta secca. I primi dovrebbero avere un potere calorifico di 4,7 kWh/kg per un costo di 20/22 euro al quintale. Le informazioni al riguardo non sono certe e il reperimento del prodotto è complicato. Discorso uguale per i gusci di frutta secca essiccati, preferibilmente le mandorle. Non si conosce il potere calorifico e il prezzo si aggira intorno ai 19/21 euro al quintale.