Non tutti i cittadini sono a conoscenza della possibilità di non pagare alcune cartelle esattoriali. Devono, però, ricorrere specifici requisiti.
L’arrivo di cartelle esattoriali è, senza dubbio, una delle preoccupazioni maggiori per i contribuenti.
Le cartelle esattoriali sono dei solleciti di pagamento che vengono inviati ai contribuenti che hanno dei debiti con la Pubblica Amministrazione. Contengono, dunque, l’avvertimento a saldare entro un termine specifico, per evitare che l’Agente per la riscossione proceda con le azioni legali esecutive. Queste ultime si sostanziano nel pignoramento dei beni del debitore, nell’ipoteca sui suoi immobili e nel fermo amministrativo dei veicoli.
Le cartelle esattoriali sono emesse nel caso in cui si abbiano debiti legati a tasse, contributi (nei confronti di INPS o INAIL), sanzioni amministrative (come le multe stradali) e sanzioni penali.
In un periodo di profonda crisi economica e finanziaria come quella attuale, caratterizzata dall’aumento vertiginoso dell’inflazione e dei prezzi dei beni di prima necessità, la ricezione di una cartella esattoriale può diventare un evento tragico. Ci sono, però, dei casi in cui i debitori non sono obbligati al pagamento. Analizziamoli con attenzione, perché è davvero utile conoscerli.
Per ulteriori informazioni, consulta: “Cartelle esattoriali: entro quanto tempo avviene la prescrizione? Molti non ne sono a conoscenza“.
Cartelle esattoriali: le ipotesi in cui non devono essere pagate
Molte cartelle esattoriali possono non essere pagate, innanzitutto, se è la stessa Agenzia delle Entrate ad aver effettuato degli errori. La causa, in tale ipotesi, sarebbe la digitalizzazione dell’Amministrazione Pubblica. L’invio delle cartelle di pagamento, infatti, oggi è esclusivamente telematico, tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). Si tratta di una modalità di spedizione che ha lo stesso valore di una raccomandata con ricevuta di ritorno, perché consente di verificare l’avvenuta ricezione da parte del destinatario.
L’Agenzia delle Entrate, però, nell’inoltro della PEC, deve usare un indirizzo di posta contenuto nei registri pubblici. Se, invece, utilizza un indirizzo PEC differente, allora l’atto è nullo. In pratica, è come se il debitore non avesse ricevuto alcun avviso.
Per far valere i propri diritti, dunque, si raccomanda sempre di controllare l’indirizzo dal quale si riceve un’eventuale comunicazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. Nel caso in cui si riscontrino delle irregolarità, infatti, si può presentare ricorso al giudice ed ottenere l’annullamento della cartella esattoriale. Ad esempio, ultimamente è stato segnalato che l’Ente di riscossione sta usando un indirizzo PEC vecchio, che non risulta più registrato negli elenchi.
Non perdere gli ultimi aggiornamenti: “Tasse, fine tregua fiscale: dopo due anni arrivano le cartelle esattoriali in sospeso“.
Cosa fare se si riceve un avviso di pagamento
Senza dubbio, tutti i contribuenti hanno il dovere di pagare sempre tasse e tributi perché, in caso contrario, si diventa evasori fiscali. È questo, dunque, l’unico metodo per prevenire la ricezione di eventuali cartelle esattoriali.
Il primo passo da compiere, quindi, è assicurarsi di non essere davvero in debito con lo Stato ed, in tal caso, provvedere al saldo nei limiti temporali imposti dalla legge.
Se, invece, nell’invio dell’avviso di pagamento viene riscontrato un errore da parte dell’Ente di riscossione, allora è bene che il contribuente si avvalga di tutte le tutele messe a disposizione dall’amministrazione tributaria.