Per alcune persone il riscatto del servizio militare è dannoso dal punto di vista finanziario ed è preferibile non farlo. Ecco perché e quali sono le condizioni che determinano la scelta dell’esclusione dell’accredito ai fini previdenziali.
Non bisogna dimenticare che oltre al riscatto del periodo di studi all’università, sussiste anche la possibilità di riscattare il periodo di servizio militare, ovvero una soluzione efficace sia per i lavoratori subordinati sia per quelli che hanno aperto una partita Iva.
Vantaggi evidenti e legati al fatto che, per questa via, è possibile accrescere sia l’importo della pensione che anticipare la buonuscita stessa.
Soprattutto il riscatto del periodo di servizio militare è un’agevolazione oggettiva, perché questo può essere accreditato in modo gratuito sul conto assicurativo dell’avente diritto che ne fa domanda.
Ma attenzione: se c’è stato il passaggio dal sistema contributivo a quello misto, non è possibile rinunciare all’accredito del servizio militare, perché è virtualmente utilizzato. Ciò produce conseguenze sfavorevoli al lavoratore.
Vediamo allora da vicino alcuni aspetti pratici degni di nota, in tema di riscatto servizio militare e consideriamo perché, prima di inoltrare la richiesta relativa, è meglio tener conto di tutti gli elementi che potrebbero rivelarsi utili o penalizzanti. I dettagli.
Riscatto servizio militare: conviene o no? Il contesto di riferimento e i lavoratori soggetti al sistema contributivo puro
Non sempre il riscatto del servizio militare, sia esso obbligatorio che volontario, implica un vantaggio. Il riferimento va ai lavoratori meno anziani, ovvero coloro che lavorano da meno di trent’anni essendo stati assunti per la prima volta a partire dal primo gennaio 1996. Per queste persone, l’accredito del periodo del servizio militare è anzi dannoso per le proprie finanze, come tra poco vedremo.
Il perché si fonda sulla differenza tra il sistema contributivo e il sistema misto. C’è chi potrebbe pensare che, in linea generale, il riscatto degli anni del servizio militare sia sempre conveniente perché permette di andare prima in pensione e accrescere l’importo dell’assegno previdenziale incassato. Ma appunto non è così.
Ricordiamo anzitutto che i lavoratori subordinati o autonomi che hanno cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995:
- sono soggetti alle regole del sistema contributivo puro;
- avranno una pensione che si calcola tutta con le regole del sistema contributivo, con vantaggi anche sul piano della data di pensionamento.
Riscatto servizio militare: agevolazioni previste per chi è nel sistema contributivo puro
Non solo. Chi è inserito nel sistema contributivo puro, e diversamente dai lavoratori nel sistema misto, può anche godere delle agevolazioni che seguono:
- uscita dal lavoro a 64 anni di età con 20 anni di contribuzione effettiva (a patto che l’ammontare della pensione alla decorrenza non sia al di sotto di 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale);
- uscita a 71 anni di età con 5 anni di contribuzione effettiva.
Si tratta di due soluzioni ulteriori di pensionamento, che vanno a sommarsi alle formule di cui alla Riforma Fornero, ovvero:
- pensione di vecchiaia con 67 anni di età e 20 di contributi;
- pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi di contributi per le donne).
Questi ultimi due canali sono previsti per quanto riguarda i lavoratori cui si applica il sistema misto.
Quando non conviene il riscatto del servizio militare? Occhio al periodo di svolgimento
Dopo queste doverose precisazioni, veniamo a questo punto al nocciolo della questione. Vi sono lavoratori ai quali non conviene il riscatto del servizio militare, perché se davvero l’assicurato facesse richiesta di accredito sulla propria posizione del periodo di servizio militare anteriore all’ingresso nel mondo del lavoro, e cioè prima del primo gennaio 1996:
- la sua pensione sarà non più calcolata secondo il sistema contributivo,
- ma con le regole del sistema misto, conseguendo infatti anzianità contributiva pre 1996.
Ma attenzione: l’applicazione del sistema misto priverebbe il lavoratore della facoltà di accedere alle agevolazioni di cui al sistema contributivo puro, e dunque di conseguire la pensione secondo i criteri più favorevoli valevoli per i contributivi puri, cui sopra abbiamo fatto riferimento.
E non è finita qui. Laddove l’interessato scegliesse la via del riscatto del servizio militare svolto prima del primo gennaio 1996, scatterebbe anche la disapplicazione del massimale contributivo valevole soltanto per i contributi puri, con la conseguenza di versamenti maggiori per le persone che hanno stipendi alti.
Ed attenzione poi perché in circostanze come queste l’assicurato non potrebbe neanche chiedere la rinuncia all’accredito. Infatti come indicato da Inps, in questo caso, il servizio militare sarebbe stato già virtualmente utilizzato per la individuazione delle regole di calcolo della pensione, con la conseguenza che l’accredito permarrebbe comunque.
Concludendo, se l’interessato fa domanda di riscatto non potrà poi dire no all’accredito ai fini previdenziali, siccome la richiesta implica già di per sé lo sfruttamento del beneficio e vi è già stato il passaggio dal sistema contributivo a quello misto.