Diversi pensionati si trovano a dover pagare una multa per un errore commesso dall’INPS. Fate molta attenzione alla Certificazione Unica.
L’INPS ha inviato una Certificazione Unica sbagliata e, ora, l’Agenzia delle Entrate chiede il conto ai pensionati privi di colpe.
I contribuenti devono prestare molta attenzione quando compilano la dichiarazione dei redditi, la domanda di accesso a Bonus e prestazioni o quando effettuano movimenti bancari. L’occhio del Fisco è sempre vigile e monitora costantemente ogni operazione e documentazione. I cittadini conoscono bene questa situazione e cercano di evitare omissioni, errori e dimenticanze ingenue che potrebbero costare molto caro. Eppure nessuno si sarebbe mai immaginato di dover pagare multe e interessi per un errore dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Coinvolti nella beffa circa 2 mila pensionati della provincia di Padova che si sono visti recapitare sanzioni da parte del Fisco per dichiarazioni relative alla Certificazione Unica sbagliata a monte dall’INPS.
Multa ai pensionati per la Certificazione Unica sbagliata
Carlo Miatello, presidente di Anp Cia di Padova, ha segnalato l’errore dell’INPS con conseguenti ripercussioni su circa 2 mila pensionati del Comune. La richiesta è di non chiedere il versamento dell’importo della multa dato che lo sbaglio è stato commesso dall’ente della previdenza sociale e non dal contribuenti.
Nello specifico, l’errore nella Certificazione Unica riguarda proprio il dato più importante, l‘importo di pensione percepito. Ecco il motivo per cui è consigliabile far controllare la CU da un professionista prima di utilizzarla come riferimento nella dichiarazione dei redditi. Il dato sbagliato ha compromesso l’intera compilazione del 730 e il Fisco non ha tardato ad individuare le discrepanze tra la realtà e quanto involontariamente dichiarato. Il pensionato, però, si è fidato dell’INPS e non ha colpe di quanto accaduto dopo.
Arriverà lo stop alle sanzioni?
Le sanzioni arrivate ai pensionati coinvolti nell’errore dell’INPS non hanno importi elevati. Si tratta di somme comprese tra i 10 e i 20 euro ma non per questo devono essere corrisposte da chi non ha colpa. Miatello ci tiene a sottolineare l’ingiustizia e chiede che l’Agenzia delle Entrate tenga conto dell’accaduto e non pretenda alcun versamento.
Dello stesso parere Massimo Lazzarin, Direttore del Patronato Inac di Padova. La somma non va pagata non solo perché l’errore non è imputabile al pensionato ma anche per il dispendio di tempo e energie che lo sbaglio comporterà . Sarà compito del contribuente, infatti, inviare una nuova dichiarazione dei redditi con le dovute correzioni. E non potrà nemmeno agire con calma dato che il termine ultimo della presentazione è il 30 settembre 2022 (slitta al 30 ottobre in caso di correzioni presentate tramite modello 730 integrativo).
La morale della favola è che anche l’INPS commette errori e di conseguenza fidarsi è bene non fidarsi è meglio facendo controllare la Certificazione Unica da un esperto.