Il nuovo Governo avrà molte questioni da risolvere a partire dalla prossima settimana. L’Italia non si presenta come un Paese delle meraviglie ma come una terra irta di pericoli.
Diventare il prossimo premier è un compito arduo che, forse, molti sottovalutano. Il post Draghi si prospetta alquanto difficile e gli italiani temono molteplici passi falsi.
La lotta per il potere porta le forze politiche a fare promesse in campagna elettorale per vincere le elezioni del 25 settembre 2022. Tante belle parole sciorinate per accaparrarsi il maggior numero di voti con gli italiani che si chiedono dove porterà tutto questo. Pensioni minime a 1.000 euro, Reddito di Cittadinanza prima no, poi sì poi forse, aumenti in busta paga, Quota 41 per tutti. La testa gira ma nonostante la confusione gli elettori sono chiamati a tirare ben presto le somme per adempiere al loro diritto/dovere. Poi, una volta espresso il voto e creato il nuovo Governo, la testa comincerà a girare al Premier considerando il gran lavoro che lo attende. I problemi in Italia sono molteplici e devono essere tutti affrontati con efficienza il prima possibile. L’inflazione, il gas, la povertà, servono soluzioni subito ma c’è un’altra questione da risolvere con destrezza e velocità, il tema pensioni.
Il nuovo Governo come gestirà la questione “pensioni”
All’inizio della campagna elettorale, Giorgia Meloni aveva suggerito agli alleati Berlusconi e Salvini di fare meno i gradassi (parole nostre non sue ma servono per rendere l’idea) ed evitare di sparare promesse irrealizzabili. Il riferimento è all’impegno espresso da Silvio Berlusconi di alzare le pensioni minime a 1.000 euro e da Matteo Salvini di garantire Quota 41 a tutti. Con quali soldi? Il vero problema dell’Italia – oltre a quello dei politici che fanno balletti o video su Tik Tok – è che mancano le risorse economiche per realizzare le follie dell’imperatore.
C’è già una rivalutazione delle pensioni da mettere in atto a gennaio e con il tasso di inflazione odierno garantire soldi in più a tutti i pensionati sarà molto complicato. La perequazione dovrà essere del 100% per tutti gli assegni inferiori a 4 volte il trattamento minimo (e sono tanti). Parliamo di 25 miliardi di euro a carico dell’Istituto Nazionale delle Previdenza Sociale ossia 10 miliardi circa in più del previsto. Ecco un primo incarico per il nuovo Governo, trovare le risorse necessarie per ritrovarsi con un buco di miliardi di euro.
Le conseguenze da conoscere
Cercare risorse per l’aumento delle pensioni significa mettere almeno momentaneamente da parte ogni altra misura che richiede costi onerosi. Parliamo di Quota 41 per tutti, delle pensioni minimi a 1.000 euro e di ogni altro intervento sulle pensioni anticipate. Cambiare ora sarebbe impossibile soprattutto chiedendo un carico ancora maggiore all’INPS. Anche se le retribuzioni aumentassero – e questo “pericolo” non c’è – i contributi previdenziali aggiuntivi non servirebbero per coprire le pensioni più alte.
È il contesto generale a rendere difficile ogni mossa e ogni decisione. E nel frattempo le imprese falliscono, le famiglie si impoveriscono e l’economica smette di girare proprio nel momento in cui dovrebbe essere in ripresa dopo due anni e mezzo di pandemia. Siamo vicini ad un punto di non ritorno. Il nuovo Governo avrà, dunque, un impegno gravoso da portare a termine e, forse, sarebbe stato meglio – piuttosto che avanzare promesse impossibili da mantenere – cominciare a delineare seri e fattibili piani per risollevare l’Italia. Torneremo mai ad essere il Paese delle Meraviglie?