La pensione anticipata può comportare delle penalizzazioni sull’importo spettante. Ma al compimento dei 67 anni non tutti hanno diritto alla rivalutazione.
Sono numerosi i lavoratori che scelgono di usufruire della pensione anticipata, con i requisiti della Riforma Fornero.
Sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi per smettere di lavorare indipendentemente dall’età e non attendere, dunque, il compimento dei 67 anni. Se, quindi, l’ammontare del trattamento è calcolato in base all’età contributiva posseduta al momento del pensionamento, al raggiungimento dei 67 anni non cambierà nulla.
Se, inoltre, l’assegno previdenziale non ha subito penalizzazioni in virtù della pensione anticipata, allora non si ha diritto a specifiche rivalutazioni.
Vediamo cosa stabilisce la legge e come funziona per chi sceglie di smettere di lavorare anticipatamente.
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Pensione anticipata: il regime delle rivalutazioni
Chi non subisce penalizzazioni legate all’uscita anticipata dal mondo del lavoro, non è destinatario di alcuna specifica rivalutazione, oltre a quelle che interessano tutti i trattamenti INPS. Con cadenza periodica, infatti l’Istituto adegua gli importi all’andamento dell’inflazione. Ad esempio, per gennaio 2023 è prevista una nuova rivalutazione (con anticipazione ad ottobre 2022) per i pensionati con reddito fino a 35 mila euro lordi all’anno.
Allo stesso tempo, la pensione anticipata non diventa pensione di vecchiaia al raggiungimento dei 67 anni; questo meccanismo, infatti, opera esclusivamente per sistemi particolari, come l’Ape Sociale, che si interrompe e si trasforma in pensione di vecchiaia. Questo discorso non vale per il pensionamento anticipato ordinario.
Chi sceglie tale opzione, quindi, non vedrà una variazione dell’importo. Oltretutto, la pensione anticipata è una libera scelta a disposizione del lavoratore, che ha l’opportunità di congedarsi prima dal mondo lavorativo ma che, in compenso, riceverà un assegno calcolato sulla base del sistema contributivo puro. Ai fini della commisurazione della cifra spettante, quindi, si considera la sola anzianità contributiva, senza alcuna differenza di età.
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Chi può utilizzare tale sistema?
Fino al 26 dicembre 2026, i contribuenti che hanno 41 anni e 10 mesi di contributi (se donne) oppure 42 anni e 10 mesi (se uomini), possono usufruire della pensione anticipata ordinaria.
La conseguenza principale dell’adozione di tale sistema consiste nel sistema di calcolo utilizzato per la determinazione dell’importo spettante. Se, fino al 31 dicembre 1995, non sono stati versati contributi, il computo si basa sul solo sistema contributivo.
La normativa, tuttavia, non prevede delle penalizzazioni riferite all’età; fino a poco tempo fa, invece, c’erano riduzioni per chi smetteva di lavorare prima dei 62 anni di età.
Infine, per la maturazione dei requisiti per questa tipologia di pensionamento, possono essere cumulati i versamenti di diverse Gestioni. Il cumulo, però, non consente il ricalcolo contributivo della prestazione per le Gestioni INPS.