Non poche persone potrebbero chiedersi se è possibile fare un’assunzione di un familiare come colf o badante e se ciò è ben accetto dall’Inps. La risposta è positiva ma bisogna prestare attenzione a molte limitazioni.
I lavoratori domestici attivi in Italia sono moltissimi: secondo i dati forniti da Inps, infatti, nell’anno 2021 i lavoratori contribuenti sono stati 961.358, con un incremento rispetto al 2020 pari a +1,9% (+18.273 lavoratori).
Ma ovviamente a questo numero va aggiunta la grossa fetta di lavoratori in nero, vale a dire coloro che come colf e badanti lavorano nelle private abitazioni senza che le istituzioni ne siano al corrente.
Il punto che vogliamo qui affrontare è però un altro. Esso si riferisce ad una questione pratica che molto spesso si pongono tutti coloro che hanno bisogno di un lavoratore domestico, per prestare cure ed assistenza ad una persona non completamente autosufficiente oppure per svolgere le attività tipiche di gestione della casa, curandone la pulizia e l’ordine, preparando i pasti e così via.
Ebbene, è possibile assumere un familiare (stretto) come colf o badante, ovvero come lavoratore domestico? Di per sé la cosa sarebbe di evidente utilità in quanto già si conosce bene la persona che si andrebbe ad assumere, e ciò potrebbe certamente favorire un clima di fiducia nel rapporto di lavoro. Ma davvero si può? Risponderemo a questa domanda nel corso dell’articolo.
Assunzione familiare: alcune considerazioni generali
Chiariamo subito come stanno le cose, in modo da ridurre al minimo i rischi di equivoco. L’Inps non gradisce granché l’instaurazione di rapporti di lavoro di questo tipo. Proprio così: se una persona lavora e intende mettere sotto contratto la moglie come colf o badante per fargli maturare i contributi utili ai fini pensionistici, in realtà va contro una comune regola sociale.
Ovvero: l’istituto di previdenza dà per scontato che prestazioni di questo ambito (cura della casa, preparazione pasti, stirare ecc.) siano attività da svolgere in modo del tutto gratuito – e ciò per ragioni prettamente affettive e collegate dunque al rapporto particolarmente stretto del potenziale datore di lavoro rispetto al lavoratore. Non si tratta infatti di una semplice amicizia, ma di un coniugio o comunque di una parentela.
In altre parole, l’Inps tende a ricondurre le prestazioni tipiche di una colf o di una badante alla sfera degli obblighi di reciproca assistenza morale e materiale tra coniugi o comunque della collaborazione tra familiari. Da questo punto di vista il Codice Civile prevede infatti specifici doveri in capo a marito e moglie, anche se in verità lo spazio per l’assunzione familiare come badante o colf – come ora vedremo – c’è.
Assunzione familiare: i limiti entro cui poterla effettuare
Se da un lato Inps non è così favorevole a questo genere di rapporti di lavoro – anche perché facilmente celabili agli occhi del Fisco – dall’altro la legge non chiude del tutto alle possibilità di assunzione familiare. Proprio così, entro certi limiti, l’interessato può assumere come colf o badante un familiare, un parente o anche un affine entro il terzo grado.
Ma quali sono quei casi in cui ciò è possibile? Ebbene, l’assunzione familiare è ammessa laddove in famiglia vi sia una persona che si avvale dell’indennità di accompagnamento e si trova in una delle seguenti condizioni:
- cieco civile;
- grande invalido per cause di servizio e del lavoro;
mutilato e invalido civile; - grande invalido di guerra (civile e militare);
- sacerdote della Chiesa cattolica al servizio di un vescovo.
I poteri di controllo dell’Inps
Ciò non toglie che l’Inps ha il diritto, ed anche il dovere, di fare dei controlli se del caso. Anzi, se l’istituto si rende conto di un possibile rapporto di questo tipo, andrà a fare delle apposite verifiche in modo da capire se tutto può considerarsi in regola. Colui che ha disposto l’assunzione familiare potrà comunque vedere lo stato della sua pratica sul sito dell’Inps, facendo l’accesso al menù ‘assunzione / comunicazione Inps / Consultazione rapporto lavoro’.
Il familiare che intende assumere può però favorire l’Inps nei suoi controlli, rendendo così più rapido l’iter di assunzione. Egli potrà infatti inviare all’istituto con Pec o raccomandata una dichiarazione di responsabilità, con la quale si impegna ad assumere nei termini di legge e su cui comunque l’istituto può fare degli accertamenti. Ciò contribuirà alla piena trasparenza della situazione.
Per esempio l’Inps potrà anche convocare i familiari, affinché questi indichino con prove tangibili che il rapporto prevede una remunerazione ed ovviamente il pagamento dei contributi. Per questo in detta sede potranno rivelarsi fondamentali le buste paga, ad esempio.
Ma attenzione: ciò non toglie infine che l’istituto possa fare anche più controlli nel tempo, onde verificare che davvero il rapporto sia inquadrabile come ‘di lavoro’ a tutti gli effetti e che abbia il carattere dell’onerosità (versamento della retribuzione).