Pensioni e assegni INPS: assurdo, questi soggetti rischiano la riduzione o la revoca

Nel 2023, alcuni soggetti potrebbero fare i conti con la riduzione o la revoca della maggior parte delle prestazioni assistenziali. Qual è la ragione?

I beneficiari che non hanno inoltrato il Modello RED per la comunicazione dei redditi del 2020 rischiano grosso.

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Il Decreto Aiuti ter, infatti, ha stabilito il recupero delle prestazioni INPS indebitamente percepite. Inoltre, se non sono stati dichiarati i redditi, si può addirittura fare i conti con la riduzione della pensione o la revoca dell’invalidità. Scopriamo, dunque, per quali soggetti valgono queste nuove regole e cosa bisogna fare per non perdere i benefici economici.

Per ulteriori informazioni relative al Decreto Aiuti ter, consulta i seguenti articoli: “Nuova ondata di Bonus e agevolazioni in arrivo con il Decreto Aiuti Ter” e “Pensioni, oltre alla rivalutazione arriva il conguaglio anticipato: quale aumento comporterà sul cedolino“.

Prestazioni INPS: l’obbligo del Modello RED

Attraverso il Messaggio n. 3350 del 12 settembre, l’INPS aveva anticipato la possibilità di una sospensione dell’invalidità e dell’Assegno sociale per le persone che non avevano provveduto alla presentazione dei dati reddito posseduto dal 2018, e, nel caso di una persistente insolvenza, della revoca definitiva della pensione.

Ma perché sussiste tale obbligo in capo ai beneficiari delle prestazioni economiche? Perché i trattamenti sono concessi in base al reddito posseduto e, quindi, è necessario accertare che i limiti reddituali non siano superati. Bisogna comunicare tutte le informazioni se si percepiscono tali indennità:

  • pensione di invalidità;
  • Assegno sociale;
  • pensione ai ciechi civili e ai sordi;
  • assegno mensile di assistenza.

L’Istituto di previdenza ha comunicato che ben 36.763 percettori hanno ricevuto o riceveranno l’invito ad inoltrare il Modello RED quanto prima.

I nuovi criteri del Decreto Aiuti ter

Il Decreto Aiuti ter, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 settembre 2022, tra le varie cose, ha introdotto delle importanti novità anche in tema pensioni, invalidità civile e altre prestazioni INPS. Nello specifico, è stabilita la verifica dei requisiti reddituali e le modalità per il recupero delle somme percepite in maniera indebita.

Le prestazioni che saranno oggetto di accertamento sono quelle contenute nell’art. 13, comma 2, della Legge 30 dicembre 1991 n. 412 e riguardano l’anno di imposta 2020. Le verifiche, inoltre, si estenderanno anche alle prestazioni dell’art. 35 comma 10­ bis del Decreto legge 30 dicembre 2008 n. 207, per l’anno di imposta 2019.

Ricapitolando, coloro che non hanno comunicato all’INPS i propri dati reddituali, per gli anni 2019 e 2020, rischiano la riduzione o la revoca della pensione e dell’invalidità.

Prestazioni INPS: ecco cosa si rischia

I contribuenti non in regola hanno a disposizione un lasso di tempo per regolarizzare la propria posizione? L’INPS ha specificato che sono state inviate le comunicazioni per la presentazione delle informazioni reddituali ai percettori delle prestazioni assistenziali.

I destinatari di tale invito hanno a disposizione 60 giorni, dalla ricezione della raccomandata, per comunicare tutte le informazioni richieste. A tal fine, bisogna usare il modello di “Ricostituzione reddituale per sospensione art. 35 comma 10 bis DL n. 207/2008”. Dunque, c’è di tempo fino alla fine del mese di ottobre.

Se, in tale data, l’INPS non ha ricevuto quanto chiesto, allora azzererà la prima rata utile ed invierà un’altra comunicazione riguardante la successiva sospensione del trattamento. A questo punto, si avranno ulteriori 120 giorni a disposizione per adempiere, cioè fino a gennaio 2023. Trascorso anche questo periodo, se si è ancora inadempienti, l’Istituto di previdenza disporrà la revoca definitiva della pensione di invalidità. Contemporaneamente, verrà calcolato il debito riguardante gli anni di reddito non dichiarati, cioè dal 2018 al 2022.

Le regole appena specificate, però, non valgono per Assegno sociale, pensione sociale e assegno sostitutivo. Per tali prestazioni, infatti, l’INPS invia un solo avvertimento e il periodo per la regolarizzazione è di 60 giorni. Al termine, ci sarà direttamente la sospensione del trattamento.

Il Decreto Aiuti ter, inoltre, prevede l’avvio del recupero degli indebiti entro il 31 dicembre 2023.

In che modo si evita la riduzione o la revoca delle pensioni?

L’unica opzione che i contribuenti hanno a disposizione, per continuare a percepire regolarmente tutte le prestazioni, è dichiarare i propri redditi.

La procedura da seguire è la seguente: entrare in MyInps, tramite le credenziali SPID, CIE o CNS. Poi, bisogna cliccare, nell’ordine, su Prestazioni e servizi- Servizi- Domanda di prestazioni pensionistiche: Pensioni, Ricostituzione, ratei maturati e non riscossi. Certificazione del diritto a pensione- Variazione prestazione pensionistica- Ricostituzioni/supplementi- Ricostituzione pensione- Reddituale- Per sospensione art. 35 comma 10 bis DL n. 207/2008.

In alternativa, si può richiedere la consulenza di un Caf o di un Patronato.

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