Il congedo straordinario di 2 anni retribuiti per assistere il familiare con disabilità non vale per tutti, perché occorre rispettare il diritto di priorità.
Una Lettrice ci ha sottoposto un quesito che ci permette di chiarire quest’aspetto molto complesso.
Il caso è il seguente: “Sono già in possesso di 104 per mia mamma malata di Alzheimer. Abito nello stesso paese a 500 metri di distanza. Mio fratello non potrà occuparsi di lei nei prossimi mesi. Abbiamo già una signora per mezza giornata che aiuta mamma. Io posso richiedere qualche mese di 104? Se sì che documenti devo produrre? Posso agganciarli ad un periodo di ferie senza rientrare in azienda? Vi ringrazio, attendo vostre.”
La Legge 104/1992 rappresenta il riferimento normativo per individuare i soggetti che possono beneficiare di agevolazioni per il fatto di trovarsi in una condizione di disabilità o perché prestano assistenza a familiari che si trovano in tale condizione. Le agevolazioni sul lavoro consistono principalmente in permessi retribuiti, nel congedo straordinario e in altri benefici legati alla sede di lavoro e al lavoro notturno.
Legge 104: a chi spetta?
Le agevolazioni derivanti dalla Legge 104 spettano ai portatori di handicap, ossia coloro i quali presentano una minorazione di tipo fisico, oppure psichico che comporta una difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. A questi si aggiungono i lavoratori che devono assistere un parente beneficiario della Legge 104.
Per ottenere i benefici e agevolazioni della 104/1992 occorre innanzitutto intraprendere un iter amministrativo volto al riconoscimento dell’handicap.
Il primo step consiste nel recarsi dal medico curante con la documentazione medica, ossia relazioni mediche o cartelle cliniche, attestanti la patologia.
A questo punto il medico trasmette all’Inps la certificazione medica necessaria, corroborata da una breve descrizione della diagnosi e dello stato di salute del paziente, che andrà esibita nel momento della visita e che ha una durata di 90 giorni. Entro tale lasso temporale quindi l’interessato dovrà procedere con la compilazione e l’invio all’INPS, autonomamente o tramite patronato, della domanda di riconoscimento dell’handicap.
Il passaggio successivo è l’accertamento presso la commissione medica dell’ASL che deve esprimersi sulla domanda di riconoscimento dell’handicap, con verbale approvato all’unanimità – che dovrà dunque considerarsi definitivo – oppure senza unanimità, nel qual caso vi potrà essere una nuova visita entro 20 giorni se il Responsabile del Centro Medico Legale dell’Inps non convalida il verbale.
Nel caso dell’accertamento dell’handicap, il paziente verrà qualificato in uno dei seguenti modi:
- Persona non handicappata;
- Persona con handicap;
- con handicap con connotazione di gravità;
- con handicap superiore ai 2/3.
I vari permessi lavorativi per chi la 104
Sono previste tre modalità diverse di fruizione dei permessi lavorativi per chi gode dei benefici della Legge n. 104/1992:
- 3 giorni di permesso al mese, frazionabili anche in ore per tutti i giorni del mese (2 ore di permesso nel caso in cui l’orario di lavoro superi le 6 ore ovvero 1 ora di permesso se l’orario lavorativo è inferiore a 6 ore);
- 2 anni di congedo straordinario nell’intero arco della vita lavorativa, utilizzabile anche in modalità frazionata;
- il prolungamento del congedo parentale per figli disabili con la durata massima di 3 anni, da fruire come 2 ore di permesso giornaliero oppure di 3 giorni mensili di permesso sino al compimento del dodicesimo anno d’età del bambino.
Il diritto a fruire dei permessi di tre giorni al mese previsti dalla Legge n. 104/1992 ha l’obiettivo di tutelare la salute psico-fisica del disabile, ed è un diritto spettante anche nel caso in cui colui che assiste il familiare con handicap abbia un contratto di lavoro a tempo parziale (part-time).
Anche in caso di lavoro agile vi è la possibilità di fruire dei permessi di cui alla Legge n. 104/1992 in modalità oraria, se il lavoratore ritiene sia necessario per l’organizzazione della propria attività lavorativa, anche se questa viene definita in autonomia rispetto al datore di lavoro.
Diritto di priorità familiare: come funziona?
La concessione del congedo straordinario in favore di soggetti con disabilità grave deve rispettare un ordine di priorità dei soggetti aventi diritto al beneficio che, partendo dal coniuge, degrada fino ai parenti e agli affini di terzo grado.
Coloro che hanno diritto a fruire del congedo straordinario sono:
a) il coniuge convivente e il componente dell’unione civile;
b) i genitori anche se adottivi;
c) i fratelli;
d) parente o affine di terzo grado;
e) anche un figlio non ancora convivente con la persona con handicap grave.
La risposta alla Lettrice
Per rispondere alla nostra Lettrice che ci ha chiesto se può richiedere qualche mese di 104 per stare vicino alla mamma, agganciando tale periodo alle ferie e quali sono i documenti da presentare, la risposta è positiva.
Può richiedere il congedo straordinario, continuativo o frazionato, non superiore a due anni, durante il quale il dipendente conserva il posto di lavoro, pur non avendo diritto alla retribuzione in quanto, dopo il fratello, la Lettrice rispetta l’ordine di priorità familiare.
Occorre presentare la documentazione inerente alla richiesta di fruizione delle agevolazioni previste dalla Legge n. 104/1992 e tale periodo di congedo può agganciarsi anche ad un periodo di ferie, qualora ne abbia a disposizione, sempre d’accordo col datore di lavoro.
Se hai dubbi o vuoi porre una domanda di carattere previdenziale, fiscale e legge 104, invia qui il tuo quesito.