Opzione Donna potrebbe trasformarsi in Opzione Tutti, parità di condizioni per uomini e donne. A conti fatti la soluzione non sembra proponibile.
Andare in pensione anticipata con un’Opzione Donna al maschile, sembrerebbe un’ottima opportunità ma approfondendo l’ipotesi sorgono dei dubbi.
Quante probabilità ci sono che Opzione Donna possa ampliarsi fino ad includere anche gli uomini? Non siamo impazziti, la domanda nasce da un commento di Giorgia Meloni durante un’intervista. Ha parlato di Opzione Tutti per garantire parità dei diritti tra donne e uomini. Opzione Donna, ricordiamo, è la misura di pensionamento anticipato riservata alle lavoratrici. Permette di andare in pensione al raggiungimento dei 58 anni di età avendo maturato 35 anni di contributi. Unica condizione accettare il sistema di calcolo puramente contributivo per conteggiare l’importo dell’assegno pensionistico che si riceverà per sempre. E il calcolo contributivo, è risaputo, risulta svantaggioso rispetto al sistema retributivo o misto. In sostanza viene concessa l’uscita anticipata dal mondo del lavoro ma accettando una decurtazione della pensione. La parità prevede che tale condizione venga accettata anche dagli uomini.
Da Opzione donna a Tutti, il salto è nel buio
Serve maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro. L’esigenza è avvertita da tanti lavoratori che vedono il raggiungimento dei 67 anni (pensione di vecchiaia) come un traguardo molto lontano. Attualmente sono attive misure quali Quota 102 con pensionamento a 64 anni, l’APE Sociale che permette di lasciare il lavoro a 63 anni ma solo ad alcune categorie e Opzione donna. Tali scivoli anticipati scadranno il 31 dicembre 2022 e, dopo, sarà il nulla. Legge Fornero, pensione anticipata ordinaria (42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e dieci mesi per le donne) e pensione per precoci sono le uniche opzioni che rimarranno attive nel 2023 se il nuovo esecutivo non dovesse prorogare le misure in scadenza o crearne di nuove.
Tra le possibilità Opzione Tutti, una pensione ideata per le donne e che, con molta probabilità non funzionerà per gli uomini. Chi accetterà di andare in pensione con un assegno molto più basso di quello che si riceverebbe a 67 anni? In un periodo di rincari e in una nazione in cui le pensioni sono già basse pochissimi lavoratori accetterebbero tale condizione.
Svantaggi anche per le donne
Se oggi tante donne possono scegliere di uscire dal mondo del lavoro a 58 anni nonostante la riduzione dell’assegno pensionistico è perché possono contare sullo stipendio o la pensione del marito. Le entrate mensili resterebbero sufficienti per garantire una qualità della vita soddisfacente. Se Opzione Tutti venisse introdotta, invece, mantenere l’equilibrio familiare risulterebbe più difficile. Il sostegno finanziario dell’uomo, dove più cospicuo, verrebbe a mancare di una parte sostanziosa. Di conseguenza sarebbe necessario fare una scelta, chi va in pensione anticipata? Moglie o marito? Quale riduzione di assegno pensionistico sarebbe più accettabile?
Naturalmente tali problemi non si creerebbero se non ci fosse la condizione del sistema contributivo puro. Eppure è proprio questa che regge la misura e lascia ipotizzare la proroga di Opzione Donna nel 2023. I bassi costi richiesti allo Stato – al contrario dei costi dispendiosi delle Quote – permettono alla misura di sopravvivere e un cambiamento non è ipotizzabile. Da qui la conclusione personale che Opzione Tutti non rappresenterebbe quella soluzione di flessibilità richiesta dai lavoratori.