Con il termine demenza si fa riferimento a una lenta perdita delle facoltà mentali così grave da interferire con la vita quotidiana.
Varie sono le cause di questo decadimento generale e progressivo, ma ancora sono molti gli studi per riuscire a capire bene cosa succede nel nostro cervello.
Nonostante ciò, ci possono essere alcuni modi per ridurre il rischio di demenza. Tra questi anche cambiare le proprie abitudini quotidiane adottando uno stile di vita più corretto.
Demenza: la meditazione potrebbe prevenire questa malattia invalidante
Secondo uno studio pubblicato da alcuni ricercatori dell’University College London (UCL) seguire un programma di meditazione per 18 mesi potrebbe prevenire la demenza nelle persone dai 65 anni in su (JAMA Neurology 2022, DOI: 10.1001/jamaneurol.2022.3185).
Anche se, le analisi sul cervello non è riuscito a rivelare un miglioramento nella struttura o nella funzione del cervello. Insomma, non hanno chiarito in che modo la meditazione prevenga la demenza. Comunque, come afferma una delle autrici dello studio, la dottoressa Natalie Marchant (UCL Psychiatry), i risultati sono comunque importanti.
Infatti, fanno capire come la meditazione può essere utile per migliorare il benessere delle persone anziane che ottengono benefici sull’attenzione e sulle emozioni. Insomma, la ricerca ha dimostrato che la meditazione può essere utilizzata per ridurre stress, ansia e depressione.
Lo studio
I ricercatori per questo studio hanno preso in considerazione gli aspetti fisiologici, cognitivi ed emotivi della meditazione negli anziani. Lo studio ha coinvolto 136 partecipati (sani) di età pari o superiore a 65 anni osservandoli durante un programma di meditazione di 18 mesi. I ricercatori hanno misurato l’impatto che la meditazione aveva sul volume e sulla perfusione dei tessuti dell’insula e della corteccia cingolata anteriore. Zone particolarmente sensibili alla meditazione e ai processi di invecchiamento.
I partecipanti sono poi stati divisi in tre gruppi per confrontare i probabili benefici della meditazione con altri interventi. Il primo gruppo ha seguito il protocollo di intervento meditativo. Invece, il secondo gruppo (denominato controllo attivo) ha ricevuto un corso di formazione per l’apprendimento della lingua inglese. Infine, il terzo gruppo (controllo passivo) non ha ricevuto nessun tipo di intervento.
Risultati
Dopo 18 mesi, i ricercatori non hanno visto cambiamenti significati nel volume o nella perfusione della corteccia cingolata o dell’insula né nel gruppo di meditazione né in quelli di controllo.
Secondo gli autori però anche se non sono visibili variazione nel cervello i risultati potrebbero avere effetti a lungo termine. Per questo il team condurrà un follow-up quadriennale dei partecipanti.
Tuttavia, molte erano le differenze tra i gruppi a livello comportamentale tra il gruppo di meditazione e quello di apprendimento della lingua inglese. L’attenzione e la capacità emotiva era migliore nei partecipati del primo gruppo.
Quindi, la meditazione volto a regolare lo stress e l’attenzione si è dimostrato utile per gestire gli aspetti cognitivi ed emotivi dell’invecchiamento. Infine, per gli autori “le pratiche di meditazione potrebbero considerarsi come un promettente esercizio di allenamento mentale per promuovere la salute del cervello e ridurre il rischio di demenza”.