Il 2023 dovrebbe, finalmente, essere l’anno della tanto attesa Riforma delle Pensioni. Si discute soprattutto sugli strumenti di flessibilità in uscita.
La prossima settimana dovrebbero iniziare le consultazioni per la formazione del nuovo Esecutivo e si ricomincerà a parlare di Riforma delle Pensioni.
Un passo necessario, considerando che, dal prossimo gennaio, ritorneranno in vigore le regole della Legge Fornero. Si potrà accedere alla pensione di vecchiaia, cioè, solo con 67 anni di età e 20 di contributi o alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e 10 mesi di contributi (per le donne). Già il Governo Draghi aveva cominciato le trattative con i sindacati per discutere della Riforma del sistema previdenziale ma, successivamente, è stato fatto un passo indietro.
Bisogna, dunque, vedere quali saranno le mosse del nuovo Governo, se verranno prorogati gli attuali strumenti di flessibilità in uscita oppure se ne verranno introdotti di nuovi. Vediamo, quindi, quali sono le ipotesi maggiormente plausibili.
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Riforma Pensioni: si va verso Quota 41 per tutti?
La prima possibilità per smettere di lavorare in anticipo potrebbe essere l’abolizione definitiva di Quota 42 e l’introduzione di Quota 41. Si tratta di un meccanismo che consentirebbe l’accesso alla pensione con la sola maturazione di 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica del lavoratore.
Matteo Salvini ha, più volte, fatto riferimento alla volontà di introdurre tale strumento, durante la scorsa campagna elettorale. Lo svantaggio, tuttavia, risiede nei costi eccessivi e, dunque, per risparmiare, potrebbe essere necessario prevedere anche un’età anagrafica. Per il momento, non si hanno certezze circa l’entrata in vigore di Quota 41 e non rimane che attendere gli sviluppi futuri.
Opzione Uomo: può essere davvero vantaggiosa?
Una novità assoluta, che prende spunto da Opzione Donna, è lo strumento di flessibilità in uscita pensato anche per i maschi: Opzione Uomo. Esso permetterebbe ai lavoratori di accedere al pensionamento al raggiungimento dei 35 anni di contribuzione. Per quanto riguarda il requisito anagrafico, invece, ci sono ancora dubbi; in ogni caso, si parla di 60, 61 oppure 62 anni di età.
Per le donne, invece, la misura è ancora in vigore e, molto probabilmente, sarà prorogata anche per il 2023. Secondo le indiscrezioni, tuttavia, un’eventuale Riforma Pensioni potrebbe addirittura renderla strutturale. In questo caso, possono fruirne le lavoratrici che hanno maturato un’anzianità contributiva di 35 anni e che hanno compiuto 58 anni di età (se lavoratrici dipendenti) o 59 anni di età (se lavoratrici autonome).
Per ulteriori dettagli, consulta il seguente articolo: “Pensione Opzione Tutti, anticipata per donne e uomini: è un salto nel buio“.
Riforma Pensioni: in cosa consiste l’Ape Sociale?
Il 31 dicembre 2022 scadrà anche l’Ape Sociale, un meccanismo di uscita flessibile che consente di andare in pensione con 63 anni di età e 30 di contribuzione. Anche in questo caso, tuttavia, si discute di una possibile proroga. Si tratta di un’opzione non aperta a tutti, ma solo ad alcune tipologie di lavoratori e lavoratrici. Nello specifico:
- disoccupati;
- invalidi con una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%;
- caregivers che assistono familiari disabili gravi da almeno 6 mesi;
- dipendenti addetti a mestieri gravosi.
Cosa si intende per lavoro usurante?
In base alle indicazioni ministeriali, devono ritenersi addetti a lavori gravosi i seguenti lavoratori:
- professori di scuola primaria, pre–primaria e professioni assimilate;
- tecnici della salute;
- dipendenti incaricati della gestione dei magazzini;
- professionisti qualificati nei servizi sanitari e sociali;
- operatori della cura estetica;
- professionisti qualificati nei servizi personali;
- artigiani, operai specializzati, agricoltori;
- conduttori di impianti e macchinari per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali;
- dipendenti di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli;
- conduttori di forni ed impianti per la lavorazione del vetro e della ceramica;
- addetti agli impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta;
- operatori di macchinari e di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi e per la fabbricazione di prodotti chimici;
- conduttori di impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la distribuzione delle acque;
- addetti a mulini ed impastatrici;
- conduttori di forni e di sistemi per il trattamento termico dei minerali;
- operai di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio;
- operatori di macchinari fissi in agricoltura e nell’industria alimentare;
- conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento;
- personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci, ai servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli;
- portantini;
- professionisti non qualificati nell’agricoltura, nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella silvicoltura e nella pesca;
- dipendenti non qualificati nella manifattura, nell’estrazione di minerali e nelle costruzioni.
Riforma Pensioni 2023: è possibile smettere di lavorare a 62 anni di età?
Infine, si discute sulla possibilità di congedarsi dal mondo del lavoro con 62 anni di età e 35 anni di contributi. Tuttavia, se accede al pensionamento prima dei 66 anni di età, il contribuente sarà costretto a subire una penalizzazione sull’importo spettante (all’incirca dell’8%).
Al contrario, se si sceglie di continuare a lavorare oltre tale soglia, potrebbero essere corrisposti dei premi retributivi. Questa proposta è stata avanzata da Walter Rizzetto, di Fratelli d’Italia, in Commissione Lavoro. Non resta che attendere gli sviluppi futuri.