Guerra e pace: il punto di Lucio Caracciolo su Ucraina, Russia e atlantismo

La congiuntura internazionale e nazionale è a livelli di tensione e aspettative alquanto considerevoli. Sul momento si è espresso Lucio Caracciolo, direttore di Limes, la più accreditata testata italiana di geopolitica.

Non si può tornare indietro, per Caracciolo adesso bisognerebbe capire a quale tipo di atlantismo si appartenga. Nella Nato vi sarebbero più anime.

caracciolo guerra
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La pace è un argomento delicato, nel mentre la guerra si allarga. Per Caracciolo la parola a oggi sembrerebbe quasi inesprimibile. Riferirsi alla pace sembrerebbe quasi esotismo. Ma la questione non è meramente una scelta tra pace e guerra, vi sono riflessioni che scavano a fondo, nella psiche e nelle storie dei protagonisti.

Europa o “Europe”, chi può prendere la parola? Per Caracciolo posizioni impossibili

Vi è, come la Cei, chi suggerisce la necessità di rinunciare a porzioni di sovranità in nome della pace, invocando l’intervento di un arbitro. Per dirla praticamente, primum vivere. Ma per Lucio Caracciolo quel qualcuno non può essere l’Europa. Perché in essa ve ne sarebbero almeno una dozzina.

Nel nostro Continente vi sono tante e differenti prospettive, ognuno tratterebbe a suo modo e per i propri interessi economici o ideologici che siano.

Troveremmo chi, nell’Europa nord orientale, sosterebbe come quella di oggi sia l’opportunità migliore per sedare una volta e per sempre la minaccia putiniana. Altra parte d’Europa, sempre partendo da posizioni estreme, si tratti quale che sia, mettiamo la parola fine a questo conflitto e chi si è visto si è visto. Entrambe le vedute a detta del nostro esperto sarebbero non percorribili, la seconda in particolar modo.  mi paiono piuttosto irrealistiche.

Non si torna indietro, la guerra imperialista russa e la strenua difesa ucraina

Da navigato geopolitico, Caracciolo afferma con sicurezza che nessuna alternativa negoziale potrebbe riportarci allo status pre bellico, solo il campo di battaglia potrebbe decretarlo. I russi non si priveranno tanto facilmente del terreno conquistato, gli ucraini non concederanno neanche un millimetro rispetto a quanto deciso nel 1991.

Ci si potrebbe trovare solo su un cessate il fuoco.

E a proposito degli ultranazionalisti e del loro espandersi un po’ ovunque, in Russia, stando a Caracciolo, si tratterebbe più di potere imperialista. Non si tratterebbe solo di apparati, ma di idee radicate nella cultura del Paese, il conflitto è questione patriottica.

L’opposizione è limitata. In quest’ottica, a sua detta, non andrebbero confuse le defezioni e il fuggifuggi in Occidente come atteggiamenti di diserzioni politiche. Sarebbero unicamente figlie della costernazione generale.

Droni kamikaze iraniani, mediazione turca, guerra si “mediorentalizza”

Per Caracciolo questo fenomeno è oggettivo. Nella circostanza in cui i russi sono presenti in territorio siriano, l’Iran vive un momento quanto mai complesso, Israele pur rappresentando uno Stato con una importante presenza russa e con palesi connessioni con il Cremlino, sembra orientata verso l’Ucraina abbandonando le posizioni di semi neutralità sino a oggi serbate, le cose non possono che associarsi.

Le partite hanno più di una connessione, del resto dall’Iran non arrivano solo droni ma anche uomini sul campo.

Poi c’è Turchia di Recep Tayyp Erdogan. Il gioco di Ankara è più che mai finalizzato ai propri interessi, ossia condurre nuovamente il Paese al livello di grande potenza, a suon di scaltrezza e dinamicità tra i tanti tavoli a disposizione.

Il sultano è intento a trasformare la sua Turchia in un nuovo polo di transizione dell’energia russa e centroasiatica verso l’Unione Europea. Una specie di hub meridionale rispetto a quello settentrionale che attualmente svuotato, quello via Germania.

Lucio Caracciolo e l’opinione pubblica italiana

Stando al direttore di Limes nel nostro Paese vigerebbe apprensione, paura, ma anche poca consapevolezza delle circostanze e della posta in gioco. Non vi è davvero coscienza delle questioni geopolitiche territoriali, improvvisamente riaperte sui tavoli europei ed esteri.

Il nostro Paese, o aggi, mantiene una posizione fondamentalmente in linea assoluta con gli alleati occidentali, francesi, tedeschi, spagnoli e, ovviamente, statunitensi. Draghi è sempre stato chiarissimo sin da principio.

Qualcosa dopo il divampare del conflitto è sicuramente cambiato. Un terremoto per la radicata russofilia italiana, rivelatasi inerte e nel complesso ribaltata. Basti pensare come Mosca ci ritenga un Paese ostile. Tali sviluppi hanno segnato un vero e proprio cambiamento sostanziale di paradigma.

Mentre sul caso poco decoroso accaduto qualche giorno fa con protagonisti Berlusconi e i suoi parlamentari si esprime così:

Lui quelle cose le pensa da sempre e le dice da sempre. È un fedelissimo amico di Putin a differenza di molti che lo sono stati fino al 24 febbraio per poi far finta di non averlo conosciuto. Questa cosa potrebbe rivelarsi alla fine salutare […] Perché un Paese che ha una maggioranza in cui il partito chiave, perché senza il partito di Berlusconi non c’è Governo, dice noi siamo dall’altra parte della barricata, cosa legittima, ma allora non c’è più il Governo. Ma siccome siamo in Italia e il Governo sicuramente si formerà, almeno facciamo chiarezza

Atlantismo nel 2022, cosa significa secondo Caracciolo

In breve si potrebbe dire, essere dalla parte degli Stati Uniti. Ma volendo approfondire, sarebbe necessario comprendere a quale coalizione Nato si appartenga. Vi è la Nato a conduzione polacca, in cui si rispecchiano baltici e scandinavi: qui l’imperativo non è solamente sconfiggere Mosca, ma è il suo totale annientamento.

Altra anima è quella turca. Erdogan gioca una partita tutta sua, considerando il suo Paese un impero in costante sviluppo. A seguire la Germania i cui piani e le cui strategie sanno di ambiguo. I rapporti tra tedeschi e russi erano abbastanza rodati, da qui la volontà di negoziati e il desiderio di alleggerire le posizioni forti della Nato baltica. In Germani si è in ogni caso sconcertati per lo smarrimento dell’interdipendenza energetica.

Poi vi sono i francesi, sempre in procinto di ostentare in qualsiasi modo il rango di prestigiosa potenza, i mezzi però invitano moderazione e umiltà. E ci sarebbe anche l’Inghilterra, sempre allineata con gli americani, talvolta anche un passo più in là, tanto che i medesimi alleati d’oltreoceano sono costretti a calmarne gli animi.

Caracciolo sulla possibile posizione italiana, la chiude così:

Di grazia, a quale Nato presteremmo giuramento di fedeltà?

Qualche parola sull’Ucraina e sulla democrazia

Prima dell’esplosione del conflitto, nel Paese si lavorava alla costruzione di una democrazia a tutti gli effetti. Il direttore di Limes fa riferimento a un gruppo di oligarchi che avrebbe avuto nelle mani il potere effettivo, alcuni allineati al Cremlino, altri orientati a Occidente. Minimo comun denominatore gli affari personali. I leader politici che si sono susseguiti e che hanno impostato la politica ucraina hanno tutti fatto riferimento a tale gruppo.

L’augurio è che terminato il conflitto si possa mettere la parola fine anche su tale apparato oligarchico finisca e che l’Ucraina possa in uno scenario pacificato riprendere il percorso verso libertà e democrazia. Sfortunatamente, tuttavia, il clima bellico non agevola questi svolgimenti.

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