Una nuova Quota 100 potrebbe giungere come ancora di salvezza per tanti lavoratori. Scopriamo quali vantaggi comporterebbe.
Uscita dal mondo del lavoro più semplice per un’ampia platea di lavoratori con Quota 100 più flessibile. L’idea verrà realizzata?
Torna alla ribalta Quota 100 con qualche piccola ma fondamentale modifica. Le richieste dei lavoratori sono di maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e un taglio minore all’assegno pensionistico. La prossima misura che prenderà il posto di Quota 102 riuscirà a soddisfare le aspettative? Il compito del Governo di Giorgia Meloni sarà arduo e le tempistiche non giocano a favore dell’esecutivo. Il tempo per creare una Legge di Bilancio 2023 salva-Italia è poco ma nessuno si può tirare indietro. Tra i temi da affrontare spunta proprio la questione “pensioni” con una convincente alternativa alla Riforma Fornero. Si ipotizza una proroga sia di Opzione Donna che dell’APE Sociale mentre spunta l’idea di Opzione Uomini nonostante l’anticipo comporterebbe un taglio dell’assegno troppo consistente.
Quota 100 flessibile, cosa comporterebbe
Si chiama Quota 100 come la misura attiva fino al 31 dicembre 2021 ma la nuova proposta prevede meno limitazioni e una platea più ampia di beneficiari. Le quote prevedono la possibilità di lasciare il mondo del lavoro raggiungendo una certa soglia frutto della somma dei requisiti anagrafici e contributivi. Nel 2021 i lavoratori potevano andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi. Con la nuova formula si potrà lasciare il lavoro anche con 61 anni di età e 39 di contributi. La soglia limite di “100” verrebbe raggiunta ugualmente e la misura coinvolgerebbe molti più lavoratori.
In generale la nuova flessibilità consentirebbe il pensionamento agli over 60 con più di 35 anni di contributi. Per ridurre i costi dello Stato sarebbe necessario, però, tagliare l’assegno pensionistico applicando una percentuale (2 o 3% in meno) su ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia oppure adottando la rivisitazione contributiva come sistema di calcolo. Tale riduzione andrebbe ad aggiungersi alla penalizzazione derivante dai coefficienti di trasformazione.
Meno paletti, più vantaggi
Rendendo i requisiti anagrafici e contributivi più flessibili si aumenterebbe il numero di lavoratori con le condizioni adatte per il pensionamento anticipato. Chi, per esempio, raggiungerà i 37 anni di contributi nel 2023 potrebbe lasciare il lavoro a 63 anni. Oppure con meno contribuzione, 36 anni, basterebbe raggiungere i 64 anni.
In questo modo potrebbe esserci quel tanto atteso ricambio generazionale che permetterebbe a tanti giovani in cerca di lavoro di trovare l’occasione per cambiare la propria vita. Se questa sarà la strada intrapresa dal nuovo Governo Meloni lo sapremo solamente al momento della redazione della Legge di Bilancio 2023.