Eredità: si può diseredare il figlio o la figlia anche in Italia 😯 ma solo in questi casi

La legge assegna la cosiddetta quota di legittima al figlio di colui che viene a mancare, onde garantirgli una parte di eredità anche in caso di testamento. Ma è vero che, in taluni casi molto gravi, è possibile diseredare del tutto il figlio o la figlia.

Nel mondo anglosassone è possibile diseredare il figlio o la figlia, ma molti si potrebbero domandare se ciò sia ammissibile anche in Italia.

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Contrariamente ad una risposta che si potrebbe dare a prima vista, anche da noi è possibile togliere la quota di legittima a chi ne sarebbe beneficiario al momento dell’iter di successione.

Perciò se è vero che quando una persona muore tutti i suoi averi si trasmettono agli eredi, è altrettanto vero che possono ricorrere dei limiti, e detti limiti possono valere anche nei confronti dei figli. In altre parole la legge individua i figli tra gli eredi ‘per antonomasia’ e come destinatari della legittima, tuttavia quest’ultima – a determinate condizioni – può venir meno nell’eredità.

Perciò in quali circostanze i figli sono diseredati? Ovvero quando perdono la quota di legittima, senza poterla rivendicare in alcun modo? Lo scopriremo nel corso di questo articolo, anche in considerazione del fatto che le questioni ereditarie da sempre animano le discussioni all’interno di innumerevoli ambienti familiari. I dettagli.

Quota di legittima al figlio e diseredazione: il contesto di riferimento

Abbiamo appena detto che togliere la legittima al figlio è possibile, anche se il senso comune porta a pensare che i figli, laddove vi siano, siano eredi in quanto tali e senza possibilità di deroghe a questa loro ‘qualità’. Si potrebbe essere portati a ritenere ciò, se consideriamo che tutte le volte in cui un figlio riceve meno di un altro, può rivolgersi al giudice per riequilibrare la situazione a livello di diritti – in caso di successione.

Ma appunto le cose non stanno nei termini suddetti neanche in Italia ed è possibile per il genitore diseredare il figlio o la figlia. Proprio così: la legge dello Stato indica come estromettere del tutto il figlio dalla quota che gli toccherebbe di diritto. Certo è un caso estremo, ma pur ammesso dalle norme civilistiche.

Al fine di aver ben chiaro il quadro della situazione, rimarchiamo che la “quota legittima” consiste di fatto nella quota di eredità che vale di diritto a favore dei figli e di altri determinati eredi individuati dalla legge. In altre parole, la legittima è tecnicamente la quota dell’asse ereditario che scatta a favore ai cosiddetti “legittimari”, ovvero i familiari più prossimi al defunto che, anche in caso di un testamento del tutto regolare, hanno comunque diritto ad una parte del patrimonio che costituisce eredità.

Eredità: la regola generale sulla legittima e le deroghe

Veniamo al punto. Il figlio è dunque erede legittimario e per questo ha sempre diritto alla propria quota di legittima. In linea generale ciò vuol dire che il genitore non può levargli l’eredità: se lo facesse, il figlio avrebbe 10 anni di tempo dalla data di apertura della successione ereditaria per far valere la cosiddetta azione di riduzione, mirata a reintegrare la quota di legittima in oggetto.

In termini pratici, la situazione è la seguente:

  • il genitore potrebbe togliere l’eredità al figlio perché non gli lascia niente nell’atto di testamento,
  • ma il figlio erede potrebbe sempre conseguire la quota spettante di diritto, agendo in tribunale (entro 10 anni) per l’attribuzione della parte del patrimonio sottratto.

Attenzione però, ci sono casi molto gravi che non ammettono rivendicazioni da parte del figlio o della figlia – ed in essi vale la diseredazione. Si tratta di atti rilevanti penalmente come il caso in cui il figlio o la figlia abbia ucciso o tentato di uccidere il genitore allo scopo di prendersi l’eredità, ma anche l’ipotesi di chi ha alterato il testamento o ha calunniato il genitore.

In circostanze come queste rileva la cosiddetta ‘indegnità dell’erede’, che prevale sul diritto alla legittima e preclude di fatto di entrare in possesso della quota di eredità. Il figlio o la figlia potrebbe essere allora illegittimamente escluso dal meccanismo della successione, senza poter rivendicare alcunché.

Attenzione però a questo importante dettaglio: l’indegnità può essere fatta dichiarare a seguito dell’apertura della procedura di successione dagli eredi che ne hanno interesse, entro il termine di 10 anni. Inoltre, il fatto che conduce all’indegnità può essere noto già prima della successione, come anche successivamente.

Conclusioni

Pertanto se ricorre un fatto penalmente rilevante e comunque molto grave, il figlio può essere diseredato e, perciò, gli si può essere legittimamente tolta la sua quota di legittima. Basta scrivere un testamento in cui si esclude del tutto il figlio indegno, anche spiegandone le ragioni. Ovviamente è possibile anche scoprire la causa di indegnità dopo la successione: in questo caso allora gli altri eredi possono domandare al giudice di dichiarare indegno il figlio, conseguendone per quest’ultimo l’obbligo di restituire tutto ciò che aveva finora preso come parte dell’eredità.

Ricordiamo infine che la legge permette di perdonare l’erede indegno riabilitandolo in modo espresso all’interno del testamento o con separato atto notarile. Così dispone infatti sul punto il Codice Civile.

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