Il nuovo Esecutivo sta pensando ad un’uscita dal mondo lavorativo a 61 o 63 anni, grazie al Bonus pensione anticipata. Di cosa si tratta?
Fa discutere il cd. Bonus pensione anticipata, la misura voluta dal neo Ministro del Lavoro, Marina Calderone.
Consiste in un trattamento previdenziale che, oltre a stabilire l’uscita anticipata dal lavoro tra i 61 ed i 66 anni, riconosce, allo stesso tempo, a coloro che decidono di continuare a lavorare, un incremento dello stipendio. La misura è chiamata “Bonus”, infatti, proprio in virtù di tale meccanismo.
In sostanza, chi opta per la pensione a 61 anni riceve un assegno decisamente inferiore rispetto a chi, invece, decide di smettere a 66 anni. Dai 63 anni in poi, infatti, la busta paga è più ricca perché esonerata dal costo dei contributi.
Vediamo, dunque, quali sono i dettagli del Bonus pensione anticipata e a chi è rivolto.
Consulta anche il seguente articolo: “Riforma Pensioni: la ministra Marina Calderone al vaglio su flessibilità e legge Fornero“.
Bonus pensione anticipata: le caratteristiche principali
Questo nuovo strumento è nato da un’idea del Ministro del Lavoro, Marina Calderone e potrebbe essere in vigore già nel 2023. Innanzitutto, è bene specificare che saranno necessari degli specifici requisiti, per accedere al trattamento. Ci sarà bisogno, infatti, di 35 anni di contribuzione, anche se c’è chi vorrebbe estenderla a tutti coloro che possiedono almeno 20 anni di versamenti. Per i dettagli ulteriori, invece, si dovrà attendere.
Il Bonus pensione anticipata ha degli aspetti in comune con Opzione Uomo (che propone l’uscita a 58 o 59 anni di età, con 35 anni di contribuzione). Quest’ultima proposta, tuttavia, prevede una forte penalizzazione sull’assegno finale; si parla di quasi il 50% in meno dello stipendio mensile. Se, ad esempio, il lavoratore percepisce una retribuzione di 1.800 euro al mese, riceverà un assegno pensionistico di circa 900 euro.
Con il Bonus, invece, si mette a disposizione dei contribuenti uno strumento simile a Opzione Uomo (uscita a 61 anni, invece che a 58 o 59 e 35 anni di anzianità contributiva), ma con la facoltà di aumentare la cifra della retribuzione per ogni anno lavorativo in più.
Per capire se il Bonus pensione anticipata possa essere un valido meccanismo di flessibilità in uscita, sarà fondamentale sia il dialogo con i Sindacati sia la valutazione di tutti i dettagli ancora incerti. In particolare, bisognerà decidere quale sistema di calcolo applicare, quello misto o quello contributivo puro. Nel primo caso, la penalizzazione potrebbe non essere troppo elevata.
Le proroghe di alcuni strumenti di flessibilità in uscita
Nelle prossime settimane dovrebbero anche essere decise le sorti di molti strumenti di pensionamento anticipato. Quasi sicura la proroga di Opzione Donna e dell’Ape Sociale (che consente di accedere alla pensione con 63 anni di età e con 30 o 36 anni di contribuzione). Meno scontato, invece, è il rinnovo di Quota 102 (per la quale sono necessari 64 anni di età e 38 di contribuzione); questa misura, inoltre, non stabilisce penalizzazioni sull’assegno finale.
La Lega, poi, insiste su Quota 41, che fissa la soglia contributiva a 41 anni. Tale proposta, tuttavia, sarebbe difficilmente attuabile, a causa dei costi elevati per le finanze pubbliche. Sulla base dei calcoli effettuati dall’INPS, infatti, ci sarebbe bisogno di circa un miliardo di euro. Matteo Salvini, al canto suo, sarebbe intenzionato a trovare tali risorse dai fondi stanziati per il Reddito di Cittadinanza. Ha, infatti, dichiarato: “Le risorse potranno essere recuperate sospendendo il Reddito per sei mesi a quei 900 mila percettori che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da 18 mesi”. Di certo, non sarà facile stabilire chi davvero è in grado di lavorare da chi non lo è.
Per ulteriori informazioni, leggi il seguente articolo: “Pensioni, quota 41 con soglia d’età e Opzione Uomo: cosa può cambiare“.
Bonus pensione anticipata: le cifre degli assegni
Da gennaio a settembre sono andati in pensione 596.640 italiani. La cifra media degli assegni è di 1.164 euro, rispetto ai 1.200 dello scorso anno. Si tratta, purtroppo, di un dato allarmante; un terzo dei pensionati, infatti, percepisce una pensione inferiore a 1.000 euro.
È un aspetto da tenere fortemente in considerazione in occasione delle trattative per la futura Riforma del sistema previdenziale. È molto probabile che entro il 2023 si giunga ad un accordo, superando così le problematiche della Legge Fornero.