L’importo della pensione di vecchiaia si ridurrà in presenza di debiti. L’INPS ha il diritto di ricalcolare l’assegno futuro dei lavoratori.
I debiti con l’INPS potrebbero costare caro al neo pensionato che riceverà una pensione dall’importo inferiore al previsto.
Avere dei debiti mette i cittadini in una posizione difficile soprattutto se il creditore è un ente quale l’INPS o, peggio ancora, l‘Agenzia delle Entrate. Il dubbio che molti lavoratori hanno è che la presenza di eventuali debiti – anche passati – con l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale possa bloccare il diritto di accesso alla pensione di vecchiaia. Parliamo del trattamento erogato al lavoratore che esce dal mondo del lavoro al compimento dei 67 anni e avendo maturato minimo 20 anni di contributi. Ebbene, il diritto non si perderà neppure a causa dei debiti però l’importo potrebbe variare in peggio. La prestazione, infatti, spetta di diritto al cittadino avendola maturata lavorando per anni e anni ma può essere ritoccata proprio nell’importo.
Pensione di vecchiaia e debiti, cosa occorre sapere
Un cittadino può indebitarsi con l’INPS a causa di una mancata restituzione di somme percepite immotivatamente e non restituite oppure dei contributi versati. Qualunque sia il motivo del debito, l’ente dovrà comunque procedere con l’erogazione della pensione di vecchiaia non appena il lavoratore avrà maturato i requisiti. In nessun caso il trattamento sarà a rischio trattandosi di un diritto ma l’importo potrà essere ritoccato.
L’INPS può richiedere la restituzione del debito contratto tramite trattenuta sull’assegno pensionistico. La procedura verrà attivata nel momento in cui per l’ente non si prospetta nessun’altra strada per poter recuperare le somme. La soluzione sarà, dunque, pignorare presso terzi un quinto della pensione. Dovrà essere necessariamente tenuta in considerazione, però, la quota del minimo vitale ossia 702 euro mensili per il 2022. Ciò significa che il pignoramento scatterà solamente per la parte in eccedenza la suddetta cifra e per un massimo di un quinto del totale.
Termini di prescrizione, quando l’INPS non può recuperare le somme
Non sarà necessario restituire i debiti all’INPS se vengono superati i termini di prescrizione. La prescrizione determina l’estinzione di un diritto per il mancato esercizio dello stesso. Prevede un preciso arco temporale ed è suscettibile di interruzione. Ciò significa che l’ente di Previdenza Sociale ha un tempo stabilito per poter chiedere indietro la restituzione del debito. Superando tale lasso di tempo il diritto si estingue e nulla potrà chiedere al debitore.
Con riferimento alla prescrizione delle prestazioni erogate dall’INPS, la tempistica è di cinque anni.