Le famiglie e le aziende italiane sono alla ricerca di fonti energetiche alternative. È cominciata la grande fuga dal metano. Quali potrebbero essere le alternative?
Tutti si mobilitano per pescare il coniglio dal cilindro, l’inverno è ormai alle porte.
Energia artigianale si potrebbe dire. Le forniture energetiche per la stagione invernale sono a repentaglio, le motivazioni diverse: i battibecchi e le controversie mercantili, le ambizioni Made in Europe, le strategie riguardanti il clima e il dramma dell’orribile conflitto che ci accompagna ormai da quasi un anno.
Se da un lato l’Esecutivo prova a mettere insieme un po’ di aiuti per l’imminente stagione fredda, dall’altro, non pochi consumatori, dai nuclei familiari sino alle potenze industriali da migliaia di lavoratori, si mobilitano per eludere la soggezione al metano e agli idrocarburi fossili.
La grande fuga dal metano, la società si mobilita
La società si mobilita alla ricerca di fonti energetiche alternative. Prendo forma neo collettività energetiche tra condomini, così come tra aziende. Vi sono persone che possono riservarsi il lusso di c’è chi può consentirsi il lusso di annettere una stufa a legna in più tra i corridoi, persone che fanno il pieno di sacchi pellet nel sottoscala e persone che poggiano le componenti fotovoltaiche sulla lamina del tetto.
Allargando la prospettiva dal nucleo familiare alla società nel suo complesso, vedremo le installazioni fotovoltaiche sulle tettoie di stabilimenti e industrie, ci accorgeremo dell’input in direzione biometano, così come faremo caso alle distillerie connesse all’Assodistil che racimolano beni primari per l’energia e alle imprese chimiche in partenza dalle rimanenze del settore agricolo.
Insomma, sembrerebbe che la società, in ogni sua cellula, si stia rimboccando le maniche.
Approdare verso le energie rinnovabili, il caso italiano
Per dirne una, finanche l’Eni ha deciso di riconvertire due raffinerie, nella fattispecie Venezia-Marghera e Gela. L’intento è quello di realizzare carburanti partendo da materie prime di provenienza bio.
Il complesso industriale di stanza a Gela, nello specifico, potrebbe partecipare alla risoluzione dell’allarme rifiuti della Sicilia. La Regione avrebbe urgente necessità di allestimenti dall’alto standard evolutivo e qualitativo per convertire l’immondizia in energia.
Interessanti i dati che provengono dall’Osservatorio di Anie Rinnovabili, associazione di Anie Federazione. Stando alle analisi messe insieme dal principio dell’anno in corso al 30 giugno (ossia primo semestre 2022) si calcola come siano stati installati circa 1.211 megawatt di strutture rinnovabili, di cui 1.061 megawatt fotovoltaici (+193%), 123 eolici (+66%) e 27 idroelettrici (+72%).
Sfortunatamente, come ha rilevato Terna, nell’agosto segnato dalla siccità cala al 34,5% il supporto delle fonti rinnovabili nell’iter produttivo dell’elettricità, specie per il tracollo dei processi produttivi idroelettrici che hanno fatto il conto con poca acqua (-43,7 %).
Il metano alle spalle, i consumatori si consorziano
Un chiaro esempio della fuga dal metano e delle nuove prospettive da fonti energetiche alternative e rinnovabili si percepisce dal sorgere delle cosiddette comunità energetiche, cioè l’unirsi in società da parte di consumatori per la produzione fai da te dell’energia di cui necessitano.
Sebbene manchino ancora alcune disposizioni applicative, il mercato muove liberamente i primi passi in questo senso. L’Edison, solo per citare un esempio, assieme con Gabetti, ha maturato una strategia per dare vita nel giro di un biennio a circa 200 consorzi energetici condominiali.
In Germania, la cui dipendenza dal gas russo è pregante, si corre alla disperata raccolta di stufette elettriche, operazione che sposta i campanelli d’allarme verso un altro settore energetico. Nel nostro Paese, invece, sono in tanti a muoversi sulla strada della legna e i suoi derivati. A
nche se, va detto, i fumi sono ben colmi dei paventati Pm10. Insomma la strada italiana non sembra riservare minori problematiche di quella tedesca, con le emissioni non si scherza e si dovrà capire come muoversi per non innalzare ulteriori polveroni.
La legna è adoperata come fonte energetica negli stabilimenti termici della
val Pusteria e in val Venosta (Alto Adige), a Sondalo (Sondrio), a Leinì (Torino) e a Londa (Firenze)
sebbene, come ricordato Antonio Di Cosimo, presidente dell’associazione Ebs (produttori di biomasse), privi di disposizioni di sussidio ad hoc le installazioni andranno incontro a chiusura al termine delle incentivazioni a oggi vigenti.
Energia fai da te in Italia, ecco come si muovono le società
Ponendosi su di una prospettiva industriale, si osserverà come le acciaierie Feralpi si stiano attrezzando con 15 megawatt di energia fotovoltaica, e come parimenti altre realtà si rivolgano ai bioliquidi, si pensi solamente alle Cartiere di Guarcino, in Ciociaria.
Almeno una quindicina di imprese beneficiano dell’energia fai-da-te grazie a grandi stabilimenti elettrici e termici alimentati da biocombustibili liquidi. Un’altra cinquantina usufruiscono di piccoli impianti che si servono degli scarti degli oleifici, i grassi vegetali, il liquido distillato dal riciclo dei filtri del settore agroalimentare.
Il Gse, gestore dei servizi energetici, ha stimato circa 725 tonnellate di biocarburanti avanzati e ha incoraggiato 26,2 milioni di euro destinati al biogas.
Malauguratamente, annota Claudio Orsi dell’Igw – società di Calderara di Reno che realizza installazioni di biometano – sono eccessivi gli intoppi che rallentano il comparto. Il procedimento di incentivi, come ha considerato in diverse occasioni Piero Gattoni del Consorzio italiano biogas, è insufficiente rispetto al necessario.